Misurazione nel contesto della CFR: perché, come e cosa?
1. Introduzione
La Fondazione Marco Vigorelli si occupa da anni di Corporate Family Responsibility (CFR) nel tentativo di sottolineare l’interdipendenza tra famiglia e lavoro. Riconoscere questa interdipendenza, come dimensione di sostenibilità sociale, sembra non solo appropriato, ed eticamente giusto, ma anche economicamente accattivante. Un’azienda cosciente di quale sia l’impegno che la famiglia, attuale e futura, richiede al dipendente – a qualsiasi età e in varie fasi del ciclo di vita – è un’azienda lungimirante capace di leggere le trasformazioni della società e di modificare criticità in opportunità, attraverso un’attenzione e una cura particolari alla sua risorsa più importante: il dipendente. Dipendente, che, viene così analizzato non come singola unità produttiva, ma come portatore di relazioni (umane, familiari e professionali), il cui valore aziendale viene intensificato dalle stesse. Un’azienda con questo sguardo al futuro diventa propulsiva di crescita e innovazione interna e sociale. È questa la proposta della CFR.
Nel mondo aziendale si parla spesso e tanto di questi temi alla luce di numerosi obiettivi: ad esempio nel cercare di capire come motivare il dipendente, oppure di ottenere aziende più solide e lungimiranti, quindi per generare valore per tutti gli stakeholder e altresì per migliorare il grado di coinvolgimento dei dipendenti alla vita dell’azienda…
Ma perché parlare di misurazione nel contesto della CFR?
Parlare di misurazione è importante perché, come si dice spesso in ambito aziendale, ciò che non misuri non puoi migliorare, ciò che non ha un termine di paragone da confrontare nel tempo difficilmente cambia efficacemente. Inoltre, parlare di misurazione è importante perché su questo tema si intuisce il nesso tra le politiche di supporto alla famiglia e la modalità attraverso la quale esse possano portare un reale beneficio al dipendente. Tuttavia cosa e come misurare riguardo alla CFR non risulta così immediato e spesso è difficile non solo misurarne il beneficio creato, ma anche monitorarlo, così da avere evidenze di miglioramento reali da poter essere applicate sul lungo periodo.
Parlare di misurazione è importante infine per proporre spunti di riflessione che possano rappresentare un punto di partenza nell’incontro tra prospettive teoriche e approcci aziendali.
Tutto questo è quello che avevamo in mente quando ci siamo proposti l’idea di mettere insieme i contributi di questo Quaderno.
2. Il percorso che proponiamo
Ed è proprio guardando all’incontro tra il teorico e il pratico che possiamo leggere i contributi che compongono queste pagine.
Per la parte delle Riflessioni, i temi su cui ci siamo soffermati maggiormente sono quelli della prospettiva del lungo periodo, dell’ottica del win-win e della proposta della CFR.
Alessandro Rimassa incentra il suo contributo sull’importanza di guardare al lungo periodo, che oggi deve essere un tema centrare per le aziende, soprattutto nell’ottica del dipendente. Affascinante il concetto di ROF (Return of Future), rispetto al più tradizionale ROI (Return on Investment), che spinge a considerare i rapporti coi giovani talenti e il reskill dei dipendenti come un motore per l’innovazione aziendale.
Guglielmo Faldetta tratteggia le linee di una possibile conciliazione tra principi generali e approccio contingente, guardando alla realtà delle buone pratiche di conciliazione lavoro famiglia. Sottolinea come sia fondamentale partire da principi generali, ma renderli attuali nelle caratteristiche specifiche di una determinata industria e realtà aziendale.
Francesca Lipari – che ha portato avanti con la Fondazione Marco Vigorelli la prima parte di un progetto di ricerca proprio incentrato sulla CFR – si focalizza sull’importanza di intendere il dipendente come persona all’interno di un sistema sociale (e soprattutto “relazionale”) caratterizzato da profonda interdipendenza. Questo approccio permette di costruire un modello di iniziative di sostegno alla famiglia dei dipendenti che pur partendo dal più classico concetto di time / cash / care, può favorirne il superamento.
Nella seconda parte del Quaderno, nella parte delle Esperienze, abbiamo messo insieme tre approcci possibili al tema della misurazione, per mostrare, in un orizzonte che fosse il più ampio possibile, quanto c’è ancora da fare e quanto, però, è già stato fatto e può servire da stimolo per i percorsi futuri. In questa sezione proviamo a proporre alcune interessanti risposte al tema di Cosa e Come misurare.
Matteo Silvio Mancinelli, dalla sua prospettiva consulenziale, sottolinea l’importanza di inquadrare il tema della misurazione in ambito macro, soprattutto in ottica al suo valore relativo al Sistema Paese. Interessante e sfidante il concetto di “settore industriale” nell’ambito del welfare (spesa diretta delle famiglie italiane in ambiti di assistenza per assicurarsi un adeguato servizio di protezione sociale). Considerando quanto in Italia questo settore cresca al 6.9% con un valore stimato pari a € 143 Miliardi, denota quanto sia critico per il sistema paese sostenere questo ambito. La CFR è un modo per guardare a questo tema dall’ambito aziendale.
Luciano Malfer, condividendo la sua esperienza, sociale e politica, nella Provincia Autonoma di Trento, racconta come sia riuscito a definire, con il suo Family Audit, uno vero e proprio standard di riferimento per sostenere le aziende che desiderino crescere in modo sostenibile nel supporto alle famiglie dei dipendenti. I dati raccolti offrono interessanti possibili sviluppi per considerare quali siano le politiche più di successo e frequenti.
Mireia Las Heras, dalla prospettiva internazionale dello IESE, ci mostra l’esempio dell’IFREI (Índice de Responsabilidad familiar corporativa), che punta ad analizzare i contesti di riferimento (politiche/manager/cultura) per identificare ciò che favorisce oppure no la conciliazione lavoro famiglia a livello aziendale.
3. Conclusioni
Le considerazioni le lasciamo ai lettori. Spero che quanto abbiamo raccolto sia un punto di partenza per ulteriori sviluppi futuri. Da parte nostra vorremmo comunque sottolineare alcuni aspetti che ci sembrano fondamentali.
Innanzitutto appare chiaro come siamo di fronte ad un tema molto complesso, che necessita di lavoro sia dal lato dell’accademia e delle istituzioni, ma anche da parte delle aziende. È impensabile, su questo argomento, che ogni singolo attore proceda in maniera isolata.
Questo per esempio, ci sembra necessario per costruire sui dati accumulati, così da individuare le iniziative più promettenti per ogni contesto e prioritizzare al massimo gli sforzi (come del resto ci insegna l’esperienza di Malfer e della Provincia Autonoma di Trento).
Inoltre, vale la pena sottolineare l’importanza di mantenere il focus sulla concretezza dell’implementazione e di identificare modi semplici e declinabili nel concreto vissuto aziendale affinché i manager possano applicare queste riflessioni teoriche. La prospettiva teorica può essere un valido strumento per l’azienda se viene comunicata con un linguaggio concreto per la prospettiva aziendale.
Ci sembra forte, in conclusione, l’esigenza di imbastire un discorso sempre più approfondito e di ricerca sui temi della CFR, basato su una visione del dipendente, e quindi dell’uomo, come fascio di relazioni: perché il vero capitale umano è sempre la persona, che nasce e cresce in famiglia e a cui bisogna guardare per leggere ogni singolo processo produttivo.