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Quaderno 2

Quaderno 2 (Dicembre 2018)

Lavoro e lavoratori/trici “smart”

a cura di Franca Maino

“Lavoro e lavoratori/trici ‘smart’” è un Quaderno che mette a fuoco le sfide e le nuove opportunità per il benessere delle aziende che lasciano spazio allo smart working.
Risale al 2017 l’approvazione della Legge 81 sullo smart working che risponde anche alle trasformazioni del lavoro connesse alla diffusione di strumenti tecnologici sempre più avanzati. Nonostante l’Italia risulti agli ultimi posti nell’Unione Europea per numero di lavoratori “agili”, non mancano esempi di aziende (ma anche di PA) che hanno messo in atto politiche di smart working.
I vantaggi di questa politica, sia per l’impresa (benefici fiscali, rafforzamento del legame con i lavoratori, aumento della produttività) che per i lavoratori (soddisfacimento di nuovi bisogni, di alcune richieste “gratificanti” e maggiore benessere organizzativo), viaggiano sullo stesso binario e possono favorire l’emergere di un nuovo patto di fiducia tra l’azienda e la persona e al contempo contribuire, in una logica sistemica, a ripensare il modello di protezione sociale.
Nella parte delle Riflessioni si analizza lo scenario dello smart working nel settore pubblico e privato, focalizzando l’attenzione su prospettive e impatti. Si propone uno stato dell’arte della valutazione dello smart working e si analizza, dal punto di vista delle risorse umane, il cambio di prospettiva per il futuro.
Nella parte delle Esperienze si osservano due casi di aziende che hanno implementato questa misura da diverso tempo e uno proveniente dal mondo della consulenza che ha proposto un modello di gestione del processo di cambiamento in atto per applicarlo a diverse realtà organizzative.
Ne emerge uno scenario dalle ricadute sociali e organizzative da valorizzare e diffondere che genera un impatto “sistemico” di ampia portata e fornisce l’opportunità di “ridisegnare” il luogo di lavoro del futuro e creare occasioni di maggiore partecipazione dei lavoratori, favorendo al contempo un cambiamento basato su nuove logiche organizzative e sull’innovazione sociale.

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“Lavoro e lavoratori/trici ‘smart’” è un Quaderno che mette a fuoco le sfide e le nuove opportunità per il benessere delle aziende che lasciano spazio allo smart working.
Risale al 2017 l’approvazione della Legge 81 sullo smart working che risponde anche alle trasformazioni del lavoro connesse alla diffusione di strumenti tecnologici sempre più avanzati. Nonostante l’Italia risulti agli ultimi posti nell’Unione Europea per numero di lavoratori “agili”, non mancano esempi di aziende (ma anche di PA) che hanno messo in atto politiche di smart working.
I vantaggi di questa politica, sia per l’impresa (benefici fiscali, rafforzamento del legame con i lavoratori, aumento della produttività) che per i lavoratori (soddisfacimento di nuovi bisogni, di alcune richieste “gratificanti” e maggiore benessere organizzativo), viaggiano sullo stesso binario e possono favorire l’emergere di un nuovo patto di fiducia tra l’azienda e la persona e al contempo contribuire, in una logica sistemica, a ripensare il modello di protezione sociale.
Nella parte delle Riflessioni si analizza lo scenario dello smart working nel settore pubblico e privato, focalizzando l’attenzione su prospettive e impatti. Si propone uno stato dell’arte della valutazione dello smart working e si analizza, dal punto di vista delle risorse umane, il cambio di prospettiva per il futuro.
Nella parte delle Esperienze si osservano due casi di aziende che hanno implementato questa misura da diverso tempo e uno proveniente dal mondo della consulenza che ha proposto un modello di gestione del processo di cambiamento in atto per applicarlo a diverse realtà organizzative.
Ne emerge uno scenario dalle ricadute sociali e organizzative da valorizzare e diffondere che genera un impatto “sistemico” di ampia portata e fornisce l’opportunità di “ridisegnare” il luogo di lavoro del futuro e creare occasioni di maggiore partecipazione dei lavoratori, favorendo al contempo un cambiamento basato su nuove logiche organizzative e sull’innovazione sociale.

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“Lavoro e lavoratori/trici ‘smart’” è un Quaderno che mette a fuoco le sfide e le nuove opportunità per il benessere delle aziende che lasciano spazio allo smart working.
Risale al 2017 l’approvazione della Legge 81 sullo smart working che risponde anche alle trasformazioni del lavoro connesse alla diffusione di strumenti tecnologici sempre più avanzati. Nonostante l’Italia risulti agli ultimi posti nell’Unione Europea per numero di lavoratori “agili”, non mancano esempi di aziende (ma anche di PA) che hanno messo in atto politiche di smart working.
I vantaggi di questa politica, sia per l’impresa (benefici fiscali, rafforzamento del legame con i lavoratori, aumento della produttività) che per i lavoratori (soddisfacimento di nuovi bisogni, di alcune richieste “gratificanti” e maggiore benessere organizzativo), viaggiano sullo stesso binario e possono favorire l’emergere di un nuovo patto di fiducia tra l’azienda e la persona e al contempo contribuire, in una logica sistemica, a ripensare il modello di protezione sociale.
Nella parte delle Riflessioni si analizza lo scenario dello smart working nel settore pubblico e privato, focalizzando l’attenzione su prospettive e impatti. Si propone uno stato dell’arte della valutazione dello smart working e si analizza, dal punto di vista delle risorse umane, il cambio di prospettiva per il futuro.
Nella parte delle Esperienze si osservano due casi di aziende che hanno implementato questa misura da diverso tempo e uno proveniente dal mondo della consulenza che ha proposto un modello di gestione del processo di cambiamento in atto per applicarlo a diverse realtà organizzative.
Ne emerge uno scenario dalle ricadute sociali e organizzative da valorizzare e diffondere che genera un impatto “sistemico” di ampia portata e fornisce l’opportunità di “ridisegnare” il luogo di lavoro del futuro e creare occasioni di maggiore partecipazione dei lavoratori, favorendo al contempo un cambiamento basato su nuove logiche organizzative e sull’innovazione sociale.

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“Lavoro e lavoratori/trici ‘smart’” è un Quaderno che mette a fuoco le sfide e le nuove opportunità per il benessere delle aziende che lasciano spazio allo smart working.
Risale al 2017 l’approvazione della Legge 81 sullo smart working che risponde anche alle trasformazioni del lavoro connesse alla diffusione di strumenti tecnologici sempre più avanzati. Nonostante l’Italia risulti agli ultimi posti nell’Unione Europea per numero di lavoratori “agili”, non mancano esempi di aziende (ma anche di PA) che hanno messo in atto politiche di smart working.
I vantaggi di questa politica, sia per l’impresa (benefici fiscali, rafforzamento del legame con i lavoratori, aumento della produttività) che per i lavoratori (soddisfacimento di nuovi bisogni, di alcune richieste “gratificanti” e maggiore benessere organizzativo), viaggiano sullo stesso binario e possono favorire l’emergere di un nuovo patto di fiducia tra l’azienda e la persona e al contempo contribuire, in una logica sistemica, a ripensare il modello di protezione sociale.
Nella parte delle Riflessioni si analizza lo scenario dello smart working nel settore pubblico e privato, focalizzando l’attenzione su prospettive e impatti. Si propone uno stato dell’arte della valutazione dello smart working e si analizza, dal punto di vista delle risorse umane, il cambio di prospettiva per il futuro.
Nella parte delle Esperienze si osservano due casi di aziende che hanno implementato questa misura da diverso tempo e uno proveniente dal mondo della consulenza che ha proposto un modello di gestione del processo di cambiamento in atto per applicarlo a diverse realtà organizzative.
Ne emerge uno scenario dalle ricadute sociali e organizzative da valorizzare e diffondere che genera un impatto “sistemico” di ampia portata e fornisce l’opportunità di “ridisegnare” il luogo di lavoro del futuro e creare occasioni di maggiore partecipazione dei lavoratori, favorendo al contempo un cambiamento basato su nuove logiche organizzative e sull’innovazione sociale.

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Risale al 2017 l’approvazione della Legge 81 sullo smart working che risponde anche alle trasformazioni del lavoro connesse alla diffusione di strumenti tecnologici sempre più avanzati. Nonostante l’Italia risulti agli ultimi posti nell’Unione Europea per numero di lavoratori “agili”, non mancano esempi di aziende (ma anche di PA) che hanno messo in atto politiche di smart working.
I vantaggi di questa politica, sia per l’impresa (benefici fiscali, rafforzamento del legame con i lavoratori, aumento della produttività) che per i lavoratori (soddisfacimento di nuovi bisogni, di alcune richieste “gratificanti” e maggiore benessere organizzativo), viaggiano sullo stesso binario e possono favorire l’emergere di un nuovo patto di fiducia tra l’azienda e la persona e al contempo contribuire, in una logica sistemica, a ripensare il modello di protezione sociale.
Nella parte delle Riflessioni si analizza lo scenario dello smart working nel settore pubblico e privato, focalizzando l’attenzione su prospettive e impatti. Si propone uno stato dell’arte della valutazione dello smart working e si analizza, dal punto di vista delle risorse umane, il cambio di prospettiva per il futuro.
Nella parte delle Esperienze si osservano due casi di aziende che hanno implementato questa misura da diverso tempo e uno proveniente dal mondo della consulenza che ha proposto un modello di gestione del processo di cambiamento in atto per applicarlo a diverse realtà organizzative.
Ne emerge uno scenario dalle ricadute sociali e organizzative da valorizzare e diffondere che genera un impatto “sistemico” di ampia portata e fornisce l’opportunità di “ridisegnare” il luogo di lavoro del futuro e creare occasioni di maggiore partecipazione dei lavoratori, favorendo al contempo un cambiamento basato su nuove logiche organizzative e sull’innovazione sociale.

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Risale al 2017 l’approvazione della Legge 81 sullo smart working che risponde anche alle trasformazioni del lavoro connesse alla diffusione di strumenti tecnologici sempre più avanzati. Nonostante l’Italia risulti agli ultimi posti nell’Unione Europea per numero di lavoratori “agili”, non mancano esempi di aziende (ma anche di PA) che hanno messo in atto politiche di smart working.
I vantaggi di questa politica, sia per l’impresa (benefici fiscali, rafforzamento del legame con i lavoratori, aumento della produttività) che per i lavoratori (soddisfacimento di nuovi bisogni, di alcune richieste “gratificanti” e maggiore benessere organizzativo), viaggiano sullo stesso binario e possono favorire l’emergere di un nuovo patto di fiducia tra l’azienda e la persona e al contempo contribuire, in una logica sistemica, a ripensare il modello di protezione sociale.
Nella parte delle Riflessioni si analizza lo scenario dello smart working nel settore pubblico e privato, focalizzando l’attenzione su prospettive e impatti. Si propone uno stato dell’arte della valutazione dello smart working e si analizza, dal punto di vista delle risorse umane, il cambio di prospettiva per il futuro.
Nella parte delle Esperienze si osservano due casi di aziende che hanno implementato questa misura da diverso tempo e uno proveniente dal mondo della consulenza che ha proposto un modello di gestione del processo di cambiamento in atto per applicarlo a diverse realtà organizzative.
Ne emerge uno scenario dalle ricadute sociali e organizzative da valorizzare e diffondere che genera un impatto “sistemico” di ampia portata e fornisce l’opportunità di “ridisegnare” il luogo di lavoro del futuro e creare occasioni di maggiore partecipazione dei lavoratori, favorendo al contempo un cambiamento basato su nuove logiche organizzative e sull’innovazione sociale.

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Risale al 2017 l’approvazione della Legge 81 sullo smart working che risponde anche alle trasformazioni del lavoro connesse alla diffusione di strumenti tecnologici sempre più avanzati. Nonostante l’Italia risulti agli ultimi posti nell’Unione Europea per numero di lavoratori “agili”, non mancano esempi di aziende (ma anche di PA) che hanno messo in atto politiche di smart working.
I vantaggi di questa politica, sia per l’impresa (benefici fiscali, rafforzamento del legame con i lavoratori, aumento della produttività) che per i lavoratori (soddisfacimento di nuovi bisogni, di alcune richieste “gratificanti” e maggiore benessere organizzativo), viaggiano sullo stesso binario e possono favorire l’emergere di un nuovo patto di fiducia tra l’azienda e la persona e al contempo contribuire, in una logica sistemica, a ripensare il modello di protezione sociale.
Nella parte delle Riflessioni si analizza lo scenario dello smart working nel settore pubblico e privato, focalizzando l’attenzione su prospettive e impatti. Si propone uno stato dell’arte della valutazione dello smart working e si analizza, dal punto di vista delle risorse umane, il cambio di prospettiva per il futuro.
Nella parte delle Esperienze si osservano due casi di aziende che hanno implementato questa misura da diverso tempo e uno proveniente dal mondo della consulenza che ha proposto un modello di gestione del processo di cambiamento in atto per applicarlo a diverse realtà organizzative.
Ne emerge uno scenario dalle ricadute sociali e organizzative da valorizzare e diffondere che genera un impatto “sistemico” di ampia portata e fornisce l’opportunità di “ridisegnare” il luogo di lavoro del futuro e creare occasioni di maggiore partecipazione dei lavoratori, favorendo al contempo un cambiamento basato su nuove logiche organizzative e sull’innovazione sociale.

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Risale al 2017 l’approvazione della Legge 81 sullo smart working che risponde anche alle trasformazioni del lavoro connesse alla diffusione di strumenti tecnologici sempre più avanzati. Nonostante l’Italia risulti agli ultimi posti nell’Unione Europea per numero di lavoratori “agili”, non mancano esempi di aziende (ma anche di PA) che hanno messo in atto politiche di smart working.
I vantaggi di questa politica, sia per l’impresa (benefici fiscali, rafforzamento del legame con i lavoratori, aumento della produttività) che per i lavoratori (soddisfacimento di nuovi bisogni, di alcune richieste “gratificanti” e maggiore benessere organizzativo), viaggiano sullo stesso binario e possono favorire l’emergere di un nuovo patto di fiducia tra l’azienda e la persona e al contempo contribuire, in una logica sistemica, a ripensare il modello di protezione sociale.
Nella parte delle Riflessioni si analizza lo scenario dello smart working nel settore pubblico e privato, focalizzando l’attenzione su prospettive e impatti. Si propone uno stato dell’arte della valutazione dello smart working e si analizza, dal punto di vista delle risorse umane, il cambio di prospettiva per il futuro.
Nella parte delle Esperienze si osservano due casi di aziende che hanno implementato questa misura da diverso tempo e uno proveniente dal mondo della consulenza che ha proposto un modello di gestione del processo di cambiamento in atto per applicarlo a diverse realtà organizzative.
Ne emerge uno scenario dalle ricadute sociali e organizzative da valorizzare e diffondere che genera un impatto “sistemico” di ampia portata e fornisce l’opportunità di “ridisegnare” il luogo di lavoro del futuro e creare occasioni di maggiore partecipazione dei lavoratori, favorendo al contempo un cambiamento basato su nuove logiche organizzative e sull’innovazione sociale.

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