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Quaderno 5

Quaderno 5 (Luglio 2020)

Tempi di vita e di lavoro tra legge e contrattazione collettiva

a cura di Guglielmo Faldetta e Alessia Gabriele

“Tempi di vita e di lavoro tra legge e contrattazione collettiva” è un Quaderno che si chiede se e in che modo la contrattazione collettiva aziendale sostenga e incrementi gli strumenti di conciliazione vita-lavoro già presenti a livello legislativo e di contrattazione collettiva nazionale.
Il tema della conciliazione vita-lavoro viene affrontato in una duplice prospettiva di analisi, dell’organizzazione aziendale e del diritto del lavoro.
Nella parte delle Riflessioni si descrive l’excursus normativo che ha trasformato le misure di conciliazione da strumento per promuovere la parità di genere a strumento per supportare una più equa condivisione tra padri e madri dei compiti di cura. Si prende in esame lo smart working e si cerca di indagare in particolare i suoi effetti sulla conciliazione vita-lavoro. Ci si chiede se il livello aziendale di contrattazione sia in grado di produrre effettivi incrementi nel patrimonio degli strumenti di conciliazione dei lavoratori, rispetto alle previsioni del contratto nazionale e quindi anche rispetto ai margini lasciati aperti dal legislatore.
Nella parte delle Esperienze si pone una premessa di metodo, che colloca le iniziative di conciliazione all’interno dello sviluppo delle attività di cura e delle politiche familiari. Emerge la necessità di superare le barriere istituzionali e culturali che ancora sussistono e che non favoriscono una piena ed effettiva parità tra i generi. Nell’ambito delle aziende emerge come il modello di welfare aziendale abbia maggiore successo se “condiviso” con le organizzazioni sindacali e se coinvolge i lavoratori nelle fasi di progettazione.
È necessario liberare il “tempo” per restituirlo ai lavoratori e alle lavoratrici e destinarlo alla cura, non solo materiale, delle relazioni familiari e dei soggetti deboli. Ed è altrettanto necessaria una sinergia per ambiti di politiche legislative da adottare, per livelli istituzionali di intervento e per coinvolgimento degli attori sociali dal lato datoriale e da quello sindacale.

Scarica il Quaderno completo in formato pdf

Tempi di vita e di lavoro tra legge e contrattazione collettiva

Quaderno 5 (Luglio 2020)

Tempi di vita e di lavoro tra legge e contrattazione collettiva

a cura di Guglielmo Faldetta e Alessia Gabriele

“Tempi di vita e di lavoro tra legge e contrattazione collettiva” è un Quaderno che si chiede se e in che modo la contrattazione collettiva aziendale sostenga e incrementi gli strumenti di conciliazione vita-lavoro già presenti a livello legislativo e di contrattazione collettiva nazionale.
Il tema della conciliazione vita-lavoro viene affrontato in una duplice prospettiva di analisi, dell’organizzazione aziendale e del diritto del lavoro.
Nella parte delle Riflessioni si descrive l’excursus normativo che ha trasformato le misure di conciliazione da strumento per promuovere la parità di genere a strumento per supportare una più equa condivisione tra padri e madri dei compiti di cura. Si prende in esame lo smart working e si cerca di indagare in particolare i suoi effetti sulla conciliazione vita-lavoro. Ci si chiede se il livello aziendale di contrattazione sia in grado di produrre effettivi incrementi nel patrimonio degli strumenti di conciliazione dei lavoratori, rispetto alle previsioni del contratto nazionale e quindi anche rispetto ai margini lasciati aperti dal legislatore.
Nella parte delle Esperienze si pone una premessa di metodo, che colloca le iniziative di conciliazione all’interno dello sviluppo delle attività di cura e delle politiche familiari. Emerge la necessità di superare le barriere istituzionali e culturali che ancora sussistono e che non favoriscono una piena ed effettiva parità tra i generi. Nell’ambito delle aziende emerge come il modello di welfare aziendale abbia maggiore successo se “condiviso” con le organizzazioni sindacali e se coinvolge i lavoratori nelle fasi di progettazione.
È necessario liberare il “tempo” per restituirlo ai lavoratori e alle lavoratrici e destinarlo alla cura, non solo materiale, delle relazioni familiari e dei soggetti deboli. Ed è altrettanto necessaria una sinergia per ambiti di politiche legislative da adottare, per livelli istituzionali di intervento e per coinvolgimento degli attori sociali dal lato datoriale e da quello sindacale.

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Tempi di vita e di lavoro tra legge e contrattazione collettiva

Quaderno 5 (Luglio 2020)

Tempi di vita e di lavoro tra legge e contrattazione collettiva

a cura di Guglielmo Faldetta e Alessia Gabriele

“Tempi di vita e di lavoro tra legge e contrattazione collettiva” è un Quaderno che si chiede se e in che modo la contrattazione collettiva aziendale sostenga e incrementi gli strumenti di conciliazione vita-lavoro già presenti a livello legislativo e di contrattazione collettiva nazionale.
Il tema della conciliazione vita-lavoro viene affrontato in una duplice prospettiva di analisi, dell’organizzazione aziendale e del diritto del lavoro.
Nella parte delle Riflessioni si descrive l’excursus normativo che ha trasformato le misure di conciliazione da strumento per promuovere la parità di genere a strumento per supportare una più equa condivisione tra padri e madri dei compiti di cura. Si prende in esame lo smart working e si cerca di indagare in particolare i suoi effetti sulla conciliazione vita-lavoro. Ci si chiede se il livello aziendale di contrattazione sia in grado di produrre effettivi incrementi nel patrimonio degli strumenti di conciliazione dei lavoratori, rispetto alle previsioni del contratto nazionale e quindi anche rispetto ai margini lasciati aperti dal legislatore.
Nella parte delle Esperienze si pone una premessa di metodo, che colloca le iniziative di conciliazione all’interno dello sviluppo delle attività di cura e delle politiche familiari. Emerge la necessità di superare le barriere istituzionali e culturali che ancora sussistono e che non favoriscono una piena ed effettiva parità tra i generi. Nell’ambito delle aziende emerge come il modello di welfare aziendale abbia maggiore successo se “condiviso” con le organizzazioni sindacali e se coinvolge i lavoratori nelle fasi di progettazione.
È necessario liberare il “tempo” per restituirlo ai lavoratori e alle lavoratrici e destinarlo alla cura, non solo materiale, delle relazioni familiari e dei soggetti deboli. Ed è altrettanto necessaria una sinergia per ambiti di politiche legislative da adottare, per livelli istituzionali di intervento e per coinvolgimento degli attori sociali dal lato datoriale e da quello sindacale.

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“Tempi di vita e di lavoro tra legge e contrattazione collettiva” è un Quaderno che si chiede se e in che modo la contrattazione collettiva aziendale sostenga e incrementi gli strumenti di conciliazione vita-lavoro già presenti a livello legislativo e di contrattazione collettiva nazionale.
Il tema della conciliazione vita-lavoro viene affrontato in una duplice prospettiva di analisi, dell’organizzazione aziendale e del diritto del lavoro.
Nella parte delle Riflessioni si descrive l’excursus normativo che ha trasformato le misure di conciliazione da strumento per promuovere la parità di genere a strumento per supportare una più equa condivisione tra padri e madri dei compiti di cura. Si prende in esame lo smart working e si cerca di indagare in particolare i suoi effetti sulla conciliazione vita-lavoro. Ci si chiede se il livello aziendale di contrattazione sia in grado di produrre effettivi incrementi nel patrimonio degli strumenti di conciliazione dei lavoratori, rispetto alle previsioni del contratto nazionale e quindi anche rispetto ai margini lasciati aperti dal legislatore.
Nella parte delle Esperienze si pone una premessa di metodo, che colloca le iniziative di conciliazione all’interno dello sviluppo delle attività di cura e delle politiche familiari. Emerge la necessità di superare le barriere istituzionali e culturali che ancora sussistono e che non favoriscono una piena ed effettiva parità tra i generi. Nell’ambito delle aziende emerge come il modello di welfare aziendale abbia maggiore successo se “condiviso” con le organizzazioni sindacali e se coinvolge i lavoratori nelle fasi di progettazione.
È necessario liberare il “tempo” per restituirlo ai lavoratori e alle lavoratrici e destinarlo alla cura, non solo materiale, delle relazioni familiari e dei soggetti deboli. Ed è altrettanto necessaria una sinergia per ambiti di politiche legislative da adottare, per livelli istituzionali di intervento e per coinvolgimento degli attori sociali dal lato datoriale e da quello sindacale.

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Il tema della conciliazione vita-lavoro viene affrontato in una duplice prospettiva di analisi, dell’organizzazione aziendale e del diritto del lavoro.
Nella parte delle Riflessioni si descrive l’excursus normativo che ha trasformato le misure di conciliazione da strumento per promuovere la parità di genere a strumento per supportare una più equa condivisione tra padri e madri dei compiti di cura. Si prende in esame lo smart working e si cerca di indagare in particolare i suoi effetti sulla conciliazione vita-lavoro. Ci si chiede se il livello aziendale di contrattazione sia in grado di produrre effettivi incrementi nel patrimonio degli strumenti di conciliazione dei lavoratori, rispetto alle previsioni del contratto nazionale e quindi anche rispetto ai margini lasciati aperti dal legislatore.
Nella parte delle Esperienze si pone una premessa di metodo, che colloca le iniziative di conciliazione all’interno dello sviluppo delle attività di cura e delle politiche familiari. Emerge la necessità di superare le barriere istituzionali e culturali che ancora sussistono e che non favoriscono una piena ed effettiva parità tra i generi. Nell’ambito delle aziende emerge come il modello di welfare aziendale abbia maggiore successo se “condiviso” con le organizzazioni sindacali e se coinvolge i lavoratori nelle fasi di progettazione.
È necessario liberare il “tempo” per restituirlo ai lavoratori e alle lavoratrici e destinarlo alla cura, non solo materiale, delle relazioni familiari e dei soggetti deboli. Ed è altrettanto necessaria una sinergia per ambiti di politiche legislative da adottare, per livelli istituzionali di intervento e per coinvolgimento degli attori sociali dal lato datoriale e da quello sindacale.

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Il tema della conciliazione vita-lavoro viene affrontato in una duplice prospettiva di analisi, dell’organizzazione aziendale e del diritto del lavoro.
Nella parte delle Riflessioni si descrive l’excursus normativo che ha trasformato le misure di conciliazione da strumento per promuovere la parità di genere a strumento per supportare una più equa condivisione tra padri e madri dei compiti di cura. Si prende in esame lo smart working e si cerca di indagare in particolare i suoi effetti sulla conciliazione vita-lavoro. Ci si chiede se il livello aziendale di contrattazione sia in grado di produrre effettivi incrementi nel patrimonio degli strumenti di conciliazione dei lavoratori, rispetto alle previsioni del contratto nazionale e quindi anche rispetto ai margini lasciati aperti dal legislatore.
Nella parte delle Esperienze si pone una premessa di metodo, che colloca le iniziative di conciliazione all’interno dello sviluppo delle attività di cura e delle politiche familiari. Emerge la necessità di superare le barriere istituzionali e culturali che ancora sussistono e che non favoriscono una piena ed effettiva parità tra i generi. Nell’ambito delle aziende emerge come il modello di welfare aziendale abbia maggiore successo se “condiviso” con le organizzazioni sindacali e se coinvolge i lavoratori nelle fasi di progettazione.
È necessario liberare il “tempo” per restituirlo ai lavoratori e alle lavoratrici e destinarlo alla cura, non solo materiale, delle relazioni familiari e dei soggetti deboli. Ed è altrettanto necessaria una sinergia per ambiti di politiche legislative da adottare, per livelli istituzionali di intervento e per coinvolgimento degli attori sociali dal lato datoriale e da quello sindacale.

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Il tema della conciliazione vita-lavoro viene affrontato in una duplice prospettiva di analisi, dell’organizzazione aziendale e del diritto del lavoro.
Nella parte delle Riflessioni si descrive l’excursus normativo che ha trasformato le misure di conciliazione da strumento per promuovere la parità di genere a strumento per supportare una più equa condivisione tra padri e madri dei compiti di cura. Si prende in esame lo smart working e si cerca di indagare in particolare i suoi effetti sulla conciliazione vita-lavoro. Ci si chiede se il livello aziendale di contrattazione sia in grado di produrre effettivi incrementi nel patrimonio degli strumenti di conciliazione dei lavoratori, rispetto alle previsioni del contratto nazionale e quindi anche rispetto ai margini lasciati aperti dal legislatore.
Nella parte delle Esperienze si pone una premessa di metodo, che colloca le iniziative di conciliazione all’interno dello sviluppo delle attività di cura e delle politiche familiari. Emerge la necessità di superare le barriere istituzionali e culturali che ancora sussistono e che non favoriscono una piena ed effettiva parità tra i generi. Nell’ambito delle aziende emerge come il modello di welfare aziendale abbia maggiore successo se “condiviso” con le organizzazioni sindacali e se coinvolge i lavoratori nelle fasi di progettazione.
È necessario liberare il “tempo” per restituirlo ai lavoratori e alle lavoratrici e destinarlo alla cura, non solo materiale, delle relazioni familiari e dei soggetti deboli. Ed è altrettanto necessaria una sinergia per ambiti di politiche legislative da adottare, per livelli istituzionali di intervento e per coinvolgimento degli attori sociali dal lato datoriale e da quello sindacale.

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Il tema della conciliazione vita-lavoro viene affrontato in una duplice prospettiva di analisi, dell’organizzazione aziendale e del diritto del lavoro.
Nella parte delle Riflessioni si descrive l’excursus normativo che ha trasformato le misure di conciliazione da strumento per promuovere la parità di genere a strumento per supportare una più equa condivisione tra padri e madri dei compiti di cura. Si prende in esame lo smart working e si cerca di indagare in particolare i suoi effetti sulla conciliazione vita-lavoro. Ci si chiede se il livello aziendale di contrattazione sia in grado di produrre effettivi incrementi nel patrimonio degli strumenti di conciliazione dei lavoratori, rispetto alle previsioni del contratto nazionale e quindi anche rispetto ai margini lasciati aperti dal legislatore.
Nella parte delle Esperienze si pone una premessa di metodo, che colloca le iniziative di conciliazione all’interno dello sviluppo delle attività di cura e delle politiche familiari. Emerge la necessità di superare le barriere istituzionali e culturali che ancora sussistono e che non favoriscono una piena ed effettiva parità tra i generi. Nell’ambito delle aziende emerge come il modello di welfare aziendale abbia maggiore successo se “condiviso” con le organizzazioni sindacali e se coinvolge i lavoratori nelle fasi di progettazione.
È necessario liberare il “tempo” per restituirlo ai lavoratori e alle lavoratrici e destinarlo alla cura, non solo materiale, delle relazioni familiari e dei soggetti deboli. Ed è altrettanto necessaria una sinergia per ambiti di politiche legislative da adottare, per livelli istituzionali di intervento e per coinvolgimento degli attori sociali dal lato datoriale e da quello sindacale.

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