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Conciliare cura, famiglia e lavoro: il contributo degli Assistenti Familiari

1. L’impatto socioeconomico del caregiving informale e la crescente domanda di assistenza professionale

In Italia, secondo i dati ISTAT, i familiari o “caregiver informali” sono tra i sette e i dodici milioni, prevalentemente donne con una percentuale dell’80%, con età compresa tra i quarantacinque e sessantacinque anni (Gaugler, Kane, & Kane, 2002). L’assistenza al familiare malato è particolarmente impegnativa quando i membri della famiglia devono bilanciare molteplici responsabilità di vita come l’occupazione e la famiglia.

Prendersi cura dei propri familiari è uno degli aspetti più complessi nella gestione dell’assistenza all’interno di una famiglia. Dati ISTAT sottolineano che il 60% dei caregiver familiari sono costretti a lasciare il proprio lavoro per prendersi cura del proprio caro malato. La parziale o totale rinuncia all’attività lavorativa, e la conseguente perdita di un reddito adeguato ‒ aspetto che per le donne, più che per gli uomini, comporta anche una riduzione dell’indipendenza personale ‒ non sono le uniche conseguenze che si trasferiscono dal piano individuale a quello collettivo, generando un costo sociale difficile da quantificare e spesso invisibile sotto molte prospettive. Questo fenomeno mette in evidenza il deficit di intervento del sistema di welfare, costringendo le famiglie a intervenire direttamente, con tutti i rischi e i limiti che ciò comporta e le conseguenze che ricadono sulla vita quotidiana di chi si occupa della cura (come la conciliazione tra lavoro e famiglia, oltre a stanchezza e stress fisico e psicologico).

Nel 2022 CENSIS e Assindatcolf hanno evidenziato in un’indagine, che il 53% delle famiglie considera prioritario alleviare la fatica del caregiver, legata all’impegno costante nei confronti di un proprio familiare non autosufficiente o anziano, attraverso l’intervento di personale esterno alla famiglia.

Il VII Rapporto sull’Assistenza agli Anziani Non Autosufficienti in Italia ha evidenziato il ricorso diffuso al servizio di assistenti familiari o “caregiver formali” (Gori, 2013). La richiesta di queste figure era presente già negli anni Novanta a fronte di un evidente “care gap” dovuto a fattori quali: il cambiamento del contesto sociale, l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle malattie croniche, ecc. (Fosti & Notarnicola, 2014). Inoltre, la carente risposta del servizio pubblico all’aumento della domanda di cura ha creato un gap a cui le famiglie hanno dovuto supplire attraverso un mercato informale, più o meno regolarizzato, di assistenti familiari quale soluzione obbligata per affrontare situazioni che richiedevano assistenza a lungo termine per l’anziano con bisogni socio-sanitari complessi. Si tratta di circa 430.000 assistenti familiari (Dati INPS, 2022) ‒ con una stima che arriva fino ad un milione di persone calcolando anche le persone con un contratto non regolare (Pasquinelli & Rusmini, 2013) ‒ di cui il 92% donne, di più di 50 anni (56%) (Gori, 2013) provenienti dall’Est Europa (Rapporto Assindatcolf, 2023).

Considerando che gli anziani non autosufficienti che vivono a casa propria sono stimati in 2,6 milioni (ISTAT, 2014), si può ragionevolmente ipotizzare che oltre un terzo degli anziani non autosufficienti si avvale di un assistente familiare. Si tratta di una domanda di assistenza in continua crescita che non sempre trova una risposta adeguata a causa della limitata disponibilità di queste figure ma anche per il loro scarso livello di formazione. Infatti, a causa della storica informalità della figura e lo scarso investimento delle politiche sanitarie e sociali, queste figure spesso non sono formate all’arduo compito di assistere un anziano fragile ma si ritrovano improvvisamente a dover adempiere a questa mansione (Bartholini, 2013). Ciò si traduce in un’assistenza di bassa qualità e un’insoddisfazione dell’anziano e della sua famiglia che comporta un continuo turnover di assistenti familiari che si susseguono nella cura dell’anziano creando discontinuità e incertezza. Pertanto, la formazione di queste figure è fondamentale e strategica per il necessario sviluppo e la diversificazione dell’offerta di servizi rivolti agli anziani.

2. Il Profilo dell’Assistente Familiare: funzioni e competenze al servizio della famiglia

L’assistente familiare è definito come una figura operativa e pratica, volta a fornire assistenza a persone autosufficienti e non, nelle loro necessità primarie, promuovendo il benessere e l’autonomia nel contesto domestico e familiare. Inoltre, questa figura è in grado di interagire con la rete dei servizi territoriali, sia pubblici che privati, per garantire assistenza e facilitare l’accesso a tali servizi alle persone che non possono gestire autonomamente tali compiti. Il ruolo dell’assistente familiare comprende il supporto o la sostituzione nelle attività di igiene personale, pulizia della casa, acquisto, preparazione e somministrazione dei pasti, sorveglianza e compagnia, spesa e commissioni. L’assistente accompagna l’anziano e lo supporta nelle attività quotidiane esterne, nell’accesso ai servizi sanitari, sociali e ricreativi e nel disbrigo di pratiche amministrative, come l’accompagnamento a visite mediche e, se autorizzato, può gestire le finanze dell’assistito.

Ma le funzioni dell’assistente familiare vanno aldilà del suo profilo professionale. Uno sguardo più ampio ci suggerisce che si tratta di un servizio di mediazione familiare che potrebbe permettere ai caregiver familiari di realizzare quella conciliazione tra impegni lavorativi, familiari e di cura così importante per il loro benessere psico-fisico. Un assistente familiare ben formato, infatti, con la sua cura attenta, professionale e compassionevole assicura agli anziani l’attenzione e il supporto di cui hanno bisogno, permettendo ai familiari di mantenere quella tranquillità che deriva dal sapere che un caro è in mani capaci.

Un assistente permette ai familiari di continuare le proprie vite professionali senza il costante timore di trascurare i propri cari anziani. Questo equilibrio non è solo vantaggioso per il familiare che lavora; ha anche un impatto positivo sugli anziani. Infatti, se l’assistenza è affidata ad una persona esterna alla famiglia, la relazione con i familiari si può concentrare su attività che rafforzano i loro legami, piuttosto che sulle attività di routine e le preoccupazioni mediche, migliorando la qualità del tempo dello “stare in famiglia” così cruciale per gli anziani, ma anche e soprattutto per i loro figli e nipoti. Inoltre, si permette alla persona malata o all’anziano di mantenere, al massimo delle sue capacità, il proprio ruolo di madre/padre o nonno nella famiglia che spesso sente come perduto. Infatti, sono molti i figli o mariti/mogli che, in queste situazioni, riferiscono di sentirsi “genitore del proprio genitore” o “madre/padre del proprio coniuge” e soprattutto di non sentirsi più “figli/mogli o mariti”. La perdita dei ruoli familiari può avere un impatto significativo sulla salute della persona malata e dei suoi familiari portando ad una sensazione di perdita di identità e di sicurezza che può portare ad un aumento dello stress, dell’ansia e persino della depressione. Per questo il riconoscimento del ruolo degli assistenti familiari nel creare un ambiente di sostegno, cura ed equilibrio per le famiglie e i loro cari sarà di cruciale importanza per il welfare.

3. L’esperienza della Fondazione Alberto Sordi: un modello di formazione per Assistenti Familiari tra innovazione e cure gentili

La Fondazione Alberto Sordi ha istituito un programma di formazione per assistenti familiari in risposta alle crescenti esigenze delle famiglie e per soddisfare la richiesta di una preparazione professionale nel settore dell’assistenza agli anziani. La prima edizione del Corso per Assistenti Familiari è stata avviata nel 2020 in collaborazione con il Corso di Laurea in Infermieristica dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e con il sostegno finanziario di Assindatcolf.

Il Corso per Assistenti Familiari, progettato per un massimo di 15 partecipanti, ha una durata complessiva di circa 2 mesi, durante i quali vengono offerte 64 ore di formazione teorica e pratica in un ambiente simulato di assistenza domiciliare e ospedaliera.

Le tematiche affrontate durante il corso includono l’identità professionale, i diritti e doveri dell’assistente familiare, la cura della casa e della persona, le tecniche di comunicazione e le abilità relazionali, i principi di enogastronomia e la gestione delle emergenze e del pronto soccorso.

Un elemento distintivo del corso è la presenza di un laboratorio teatrale, che svolge un ruolo significativo nell’arricchire le competenze e le soft skills dei partecipanti. Il laboratorio teatrale si concentra sullo sviluppo delle competenze comunicative attraverso l’interpretazione di ruoli e l’interazione con altri partecipanti. Questa modalità consente agli operatori di apprendere a comunicare in modo efficace, chiaro ed empatico con gli assistiti e le loro famiglie. Inoltre, il laboratorio offre un terreno fertile per potenziare l’empatia, consentendo ai professionisti di sperimentare e comprendere prospettive diverse, migliorando così la qualità delle relazioni di cura (Garrino et al., 2011).

Oltre ai docenti provenienti dal Sistema Campus Bio-Medico, il corso vanta la presenza di un Tutor il cui ruolo è facilitare i processi di apprendimento, l’integrazione e la motivazione dei partecipanti. Il Tutor agisce da mediatore tra i vari attori del percorso formativo, compresi docenti, discenti, organizzatori del corso e coordinamento didattico.

I risultati del progetto sono stati estremamente positivi. Dall’avvio del corso nel 2020, sono state organizzate nove edizioni, fornendo una formazione gratuita e di alta qualità a un totale di 156 assistenti familiari. I partecipanti provengono da una vasta gamma di background e nazionalità, con un’età media di 46 anni. La maggioranza dei partecipanti non ha precedenti esperienze di formazione nell’assistenza agli anziani, dimostrando così un forte interesse e impegno nel migliorare le proprie competenze professionali. I feedback raccolti attraverso i questionari di valutazione delle lezioni indicano un alto grado di soddisfazione tra i partecipanti, con particolare apprezzamento per il laboratorio teatrale e le lezioni sulle strategie comunicative.

L’ultima edizione del Corso (Figura 1) ha visto l’introduzione di due importanti novità: la possibilità, su base volontaria e con valutazione di idoneità da parte della Faculty, di svolgere un tirocinio della durata di 20 ore presso il Centro Diurno Anziani Fragili Alberto Sordi; e di usufruire delle sale del nuovo centro di simulazione dell’edificio CuBo dell’Università che replicano un setting ospedaliero e uno domiciliare, permettendo così ai partecipanti di mettere in pratica, in maniera più realistica, le tecniche assistenziali apprese teoricamente durante la lezione.

Figura 1. I partecipanti alla IX edizione del Corso per Assistenti Familiari.

I partecipanti esprimono un forte apprezzamento per la qualità delle lezioni, la professionalità dei docenti, e l’ottima organizzazione del corso. L’elemento umano, rappresentato dal Tutor d’aula e dai legami creati tra i partecipanti, emerge come un punto di forza fondamentale che ha contribuito al successo dell’esperienza formativa.

4. La formazione specialistica degli Assistenti Familiari: quando la cura può creare ricordi ed esperienze uniche

La vita quotidiana a fianco di persone affette da Alzheimer o altro tipo di demenza è spesso complessa per il caregiver e richiede di sviluppare competenze specifiche. Per questo la Fondazione Alberto Sordi, assieme all’Associazione Alzheimer Uniti Roma, ha attivato ad aprile 2024 un nuovo Corso di Formazione sull’assistenza alla persona con Alzheimer o altro tipo di demenza (Figura 2).

Figura 2. I partecipanti alla I Edizione del Corso per Familiari e Assistenti di persone con Alzheimeir e demenza.

Il Corso ha riunito nella stessa aula familiari e assistenti familiari che hanno potuto così condividere l’esperienza formativa arricchita dalle loro esperienze personali. Il corso, promosso per fornire competenze a chi si prende cura quotidianamente di persone affette da demenza, si è articolato in sette incontri pomeridiani, coinvolgendo oltre trenta partecipanti. Il programma ha offerto un approccio multidisciplinare, trattando temi dai fondamenti della demenza all’importanza delle relazioni umane nella cura. Infatti, assistere una persona affetta da demenza richiede competenze specifiche, empatia e una notevole resistenza emotiva e fisica. In questo contesto, il ruolo dell’assistente familiare diventa fondamentale, offrendo un supporto indispensabile sia alla persona malata che alla sua famiglia. Ma per fare ciò, gli assistenti familiari devono essere adeguatamente formati per comprendere la progressione della malattia, riconoscere i sintomi e adottare strategie di cura appropriate. È un lavoro inestimabile che combina competenze tecniche, supporto emotivo e una dedizione straordinaria. Investire nella formazione e nel sostegno degli assistenti familiari è fondamentale per garantire che le persone affette da demenza possano vivere con dignità e che le loro famiglie ricevano l’aiuto necessario per affrontare questa sfida con serenità. Attraverso una cura attenta e formata, gli assistenti familiari possono creare ricordi ed esperienze uniche nell’assistito e nella sua famiglia.

Bibliografia

AssindatColf & Fondazione Studi Consulenti del Lavoro
2023 L’occupazione nel settore delle collaborazioni domestiche: caratteristiche, evoluzione e tendenze recenti, Bollettino ADAPT.

Bartholini, I.
2013 «Il badantato e i legami di cura fra le segrete stanze», in M. Grasso (a cura di), Razzismi, discriminazionie confinamenti, Roma, Ediesse, pp. 145-155.

CENSIS – ASSINDATCOLF
2022 Welfare familiare e valore sociale del lavoro domestico in Italia. Le famiglie, il lavoro domestico, i caregiver, le RSA.

Fosti, G., Notarnicola, E.
2014 Il Welfare e la Long Term Care in Europa: modelli istituzionali e percorsi degli utenti, Milano, EGEA.

Gaugler, J.E., Kane, R.L., Kane ,R.A.
2002 Family care for older adults with disabilities: Toward more targeted and interpretable research, in «International Journal of Aging & Human Development», 54(3), pp. 205–231.

Garrino, L., Matricoti, F., Nicotera, R., Martin, B., Borraccino, A., Dimonte, V.
2011 L’esperienza teatrale nella formazione alle cure: analisi della letteratura, in «TUTOR», 11(2-3), pp. 74-83.

Network Non Autosufficienza (a cura di)
2013 L’assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia, Rimini, Maggioli Editore.

Pasquinelli, S., Rusmini, G.
2013 «Il punto sulle badanti», in Network Non Autosufficienza (a cura di), L’assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia, Rimini, Maggioli Editore, pp. 93-111.

Autore

  • Infermiera, ricercatrice freelance e docente univer- sitaria. Esperta in cure domiciliari e territoriali a persone anziane con patologie croniche degenerative e inguaribili. Ha lavorato presso il Centro Nazionale per l’Eccellenza Clinica, la qualità e la sicurezza delle cure dell’Istituto Superiore di Sanità̀. Ha collaborato con la Fondazione Alberto Sordi nella progettazione di servizi territoriali per le persone anziane e nella formazione degli operatori sociosanitari e dei caregiver. Attualmente è direttrice di Residenze Sanitarie Assistenziali per anziani (RSA) in Proges Cooperativa Sociale. è autrice di numerosi articoli sul tema della cura degli anziani su riviste nazionali e internazionali.