1. Introduzione: il legame fra povertà educativa e condizioni familiari
Nel contesto sociale italiano il fenomeno della povertà educativa non solo sta assumendo proporzioni rilevanti ma è in continua crescita, come evidenziato da recenti dati ISTAT (Pratesi 2024; Simonetti 2024). Quando si parla di povertà educativa si è spesso portati a pensare esclusivamente alla scuola: la povertà educativa, nella sua definizione più ampia, è invece un fenomeno che precede l’ingresso a scuola e che si radica profondamente nelle condizioni di vita delle famiglie. Essa può essere infatti considerata come una forma di esclusione multidimensionale che colpisce i bambini e le bambine che non possono sviluppare appieno le proprie capacità per condizioni legate al contesto familiare e sociale in cui vivono: le condizioni economiche, il livello di istruzione dei genitori, il tipo di occupazione, la stabilità abitativa e la presenza o meno di reti sociali influenzano in modo decisivo le traiettorie educative dei bambini, perpetuando inoltre processi di trasmissione intergenerazionale delle povertà (Salmieri e Giancola 2025). Questo è inoltre particolarmente evidente tra le famiglie migranti di recente arrivo, che si trovano a dover affrontare anche barriere culturali, linguistiche e istituzionali aggiuntive, oltre all’assenza di una rete familiare di supporto (Naldini et al. 2019), che risulta invece fondamentale per la conciliazione tra vita familiare e lavorativa in Italia (Bugetti e Maino 2021).
In questo scenario è dunque essenziale implementare con urgenza strategie di prevenzione e intervento adeguate (Salmieri e Giancola 2025), al fine di contrastare sia la povertà educativa sia la sua trasmissione intergenerazionale. Una delle possibili risposte può essere rappresentata da interventi che favoriscano la conciliazione famiglia-lavoro e che prendano in considerazione l’identità, i bisogni e le potenzialità inespresse di tutti i membri dell’intero nucleo familiare: facilitare l’accesso a servizi educativi di qualità per i bambini fin dalla prima infanzia, sostenere la genitorialità, ma anche fornire strumenti che consentano ai genitori di sviluppare conoscenze e competenze significative e accedere a opportunità lavorative compatibili con i tempi della cura. È in questa prospettiva che si colloca l’esperienza del Programma “Traguardi” della Fondazione Ufficio Pio.
2. Il Programma “Traguardi”: un approccio integrato
“Traguardi” è un Programma della Fondazione Ufficio Pio, ente filantropico di solidarietà attiva storicamente impegnato nel contrasto delle disuguaglianze dal 1595 (https://www.ufficiopio.it/). Nato nel 2019 come evoluzione di precedenti iniziative di accoglienza, orientamento e sostegno per le famiglie in condizioni di fragilità (Pernetti 2022), “Traguardi” si rivolge a famiglie a basso reddito residenti a Torino con almeno un bambino o una bambina nella fascia 0-2 anni (https://www.ufficiopio.it/programmi/programmi-istituzionali/traguardi/). L’obiettivo è accompagnarle in un percorso biennale di rafforzamento delle competenze, di accesso ai servizi educativi e di inclusione sociale e lavorativa, intervenendo sull’intero nucleo familiare. L’approccio di intervento segue una logica di empowerment ed è fondato su tre “diritti guida”: Diritto a migliorare, Diritto a imparare, Diritto a incontrare.
Nel 2024 le famiglie che hanno partecipato al Programma sono state 1.527, per un totale di 6.300 persone, fra adulti e minori. L’accesso al Programma avviene tramite domanda e selezione in base a criteri di priorità (che considerano ad esempio l’ISEE, la composizione familiare e altri indicatori di vulnerabilità). Nel 2024 le domande pervenute sono state complessivamente 979, provenienti prevalentemente da famiglie a basso reddito residenti nelle Circoscrizioni 6 (35,6%) e 5 (17,2%) di Torino, ovvero Zone Nord della città dove sono presenti redditi medi particolarmente bassi (Supino 2023) e alti tassi di dispersione scolastica implicita (Ricci 2024); l’analisi di ulteriori dati raccolti in fase di presentazione della domanda arricchisce la fotografia del target interessato e intercettato, che rischia l’esclusione educativa già nella primissima infanzia dei figli: persone per la maggior parte di cittadinanza extraeuropea (77,9%), con un ISEE che nel 42,9 % dei casi rientra nella fascia 0-3.000 € e nel 35,5% nella fascia 3.001-6.000 €, con un grado di scolarità basso o comunque in possesso di titoli acquisiti nel Paese d’origine e non riconosciuti in Italia (il 52,6% dei/delle compilanti ha dichiarato come titolo di studio “licenza media o meno”, mentre il 31,6% ha dichiarato di non avere alcun titolo).
Sulla base delle risorse disponibili e dei criteri di selezione, le nuove famiglie effettivamente entrate in “Traguardi” nel 2024 sono state 489, per il 91,6% di origine straniera, nel 65,2% dei casi rappresentate da coppie con figli; non sono mancati tuttavia i nuclei monogenitoriali (22,7%) e le famiglie allargate (12,1%).
Coerentemente con il target e gli obiettivi del Programma, uno dei fulcri dell’intervento di “Traguardi” è l’orientamento e il sostegno all’accesso al nido d’infanzia (Diritto a imparare). Come emerso da una recente ricerca condotta dal Collegio Carlo Alberto e promossa dalla Città di Torino e dalla Fondazione Ufficio Pio (Aparicio Fenoll et al. 2024a, Aparicio Fenoll et al. 2024b), la bassa frequenza del nido tra le famiglie vulnerabili non è solo una questione economica: incidono scarsa conoscenza dei servizi, barriere culturali, difficoltà pratiche.
“Traguardi” lavora su questi aspetti con un accompagnamento mirato, che spiega non solo come accedere ai nidi d’infanzia, ma anche perché farlo: il nido viene presentato come luogo di cura e come spazio educativo essenziale. L’inserimento dei bambini e delle bambine al nido d’infanzia ha infatti molteplici effetti virtuosi: favorisce lo sviluppo linguistico e relazionale, promuove l’integrazione tra pari, rafforza il senso di appartenenza delle famiglie al territorio. Per i genitori – soprattutto per le madri – il tempo non dedicato alla cura diretta può essere reinvestito in percorsi formativi, tirocini, attività lavorative, anche alla luce di una rinegoziazione dei modelli tradizionali di maternità e paternità delle famiglie migranti (Crivellaro 2021). La conciliazione, dunque, non è un obiettivo fine a se stesso, ma un mezzo per rendere realizzabile il diritto all’educazione fin dalla primissima infanzia. Nella misura in cui la conciliazione favorisce l’occupazione femminile, promuovere la conciliazione è anche una politica di uguaglianza di genere e di emancipazione sociale (Panzera 2024).
Parallelamente all’orientamento per l’accesso al nido d’infanzia, “Traguardi” organizza un percorso sui diritti di cittadinanza e promuove azioni di formazione linguistica e professionale (Diritto a migliorare). In molti casi, le donne che entrano nel Programma non parlano italiano o non hanno titoli di studio riconosciuti in Italia. La frequenza del nido da parte dei figli consente loro di dedicarsi a corsi di alfabetizzazione o a percorsi orientati al lavoro. L’acquisizione di competenze e l’accesso a reti formali e informali (Diritto a incontrare) rappresentano, inoltre, fattori chiave per costruire una progettualità autonoma e sostenibile.
Il Diritto a incontrare favorisce, in aggiunta, un accrescimento e un potenziamento delle occasioni di socializzazione. Per una migliore inclusione e per un più ampio accesso ai servizi è, infatti, anche necessario rendere le famiglie maggiormente consapevoli del quartiere in cui vivono, dei servizi essenziali presenti (es. medico, CAF, Casa di Quartiere, associazioni, ecc.) in modo che possano integrarsi nella comunità e fare esperienza dei luoghi di prossimità. Per incoraggiare la partecipazione alle attività e anche lo scambio peer to peer, è stata recentemente implementata l’iniziativa “IUPPI-social game di famiglia” (https://www.iuppi.it/) che, attraverso i meccanismi della gamification, stimola le famiglie a partecipare a iniziative aggregative, culturali e sociali locali.
3. Conciliazione e povertà educativa: dalle buone pratiche alle politiche strutturali?
Affinché l’obiettivo generale del Programma possa considerarsi realizzato, è necessario che si raggiungano almeno tre risultati:
- le famiglie crescono i loro figli in condizioni di sicurezza emotiva, economica e sociale;
- i minori delle famiglie frequentano il nido d’infanzia, la scuola dell’infanzia e gli altri servizi per l’infanzia;
- le famiglie, oltre alle loro reti primarie, hanno reti secondarie formali e informali.
Al fine di verificare i processi di cambiamento e implementare soluzioni sempre più efficaci, lo staff della Fondazione Ufficio Pio si avvale di strumenti di monitoraggio che confrontano le condizioni di ingresso delle famiglie con quelle in uscita, al termine dei due anni di percorso. Si tratta di un sistema di KPI per valutare il raggiungimento dei risultati attesi nelle traiettorie di vita dei partecipanti, misurando i cambiamenti osservabili. Per ogni KPI sono definiti un livello soglia atteso di cambiamento e un orizzonte temporale entro il quale conseguire la soglia di risultato (outcome).
Le evidenze raccolte sulla base della partecipazione alle diverse attività e delle risposte fornite da 489 famiglie che hanno terminato il percorso nel 2024 mostrano che le famiglie si muovono nella direzione attesa con una crescita rilevante sia in termini di accesso ai servizi sia di consapevolezza educativa e opportunità lavorative: nel 92,7% dei casi è stata dichiarata una modifica di alcuni comportamenti dei genitori negli ultimi 12 mesi, alla luce di quanto appreso nel percorso sulla genitorialità e sui servizi educativi; nel 72,6% dei casi il figlio/la figlia per cui il nucleo era entrato nel Programma ha frequentato il nido o la scuola d’infanzia; per il 59,9% dei partecipanti è aumentato il numero di famiglie frequentate rispetto al periodo precedente all’ingresso nel Programma (indicando un ampliamento delle reti secondarie informali) e nel 65% dei casi c’è stata la partecipazione ad almeno due attività aggregative o culturali nei 12 mesi precedenti. Il 37,4% dei rispondenti ha dichiarato, infine, di avere un reddito maggiore rispetto a due anni prima.
L’esperienza di “Traguardi” mette dunque in luce come una buona pratica possa essere attivatore e agente di cambiamento. Per rendere questo approccio replicabile e moltiplicare l’impatto, sembra tuttavia indispensabile un lavoro sinergico tra enti del Terzo Settore, servizi pubblici locali, agenzie per il lavoro, istituzioni educative, aziende e soggetti privati. “Traguardi” opera già in questa direzione, ad esempio attraverso la collaborazione con il Progetto “Città dell’Educazione” sostenuto dalla Fondazione Compagnia di San Paolo che ha l’obiettivo di fornire non solo servizi educativi di qualità ma anche flessibili, che possano rispondere alle reali esigenze delle famiglie. Nel tempo ha inoltre attivato una fitta – quanto estesa – rete di partner locali, che includono istituzioni e pubblica amministrazione (es. Città di Torino, Agenzia Piemonte Lavoro), partner comunitari e territoriali (es. Movimento Consumatori Torino, Case del Quartiere, Consulta per le Persone in Difficoltà), ma anche partner attivi sui servizi alle persone e aziende.
La sfida è trasformare le buone pratiche in politiche strutturali. Questo implica non solo investimenti, ma anche una visione integrata delle politiche educative, sociali e del lavoro. La conciliazione non può essere trattata come un tema secondario oppure opzionale: è un nodo centrale del benessere familiare e dello sviluppo infantile. Si tratta di riconoscere che la povertà educativa non si combatte con una sola leva, ma attraverso un sistema coordinato di interventi.
Bibliografia
Aparicio Fenoll, A., Quaranta, R., Villosio, C.
2024a La non frequenza dell’asilo nido da parte dei minori: caratteristiche e motivazioni delle famiglie torinesi. Report. Ricerca realizzata dal Collegio Carlo Alberto in collaborazione con Città di Torino e Fondazione Ufficio Pio. Luglio 2024, https://www.ufficiopio.it/research/frequenza_asili_nido_torino/.
Aparicio Fenoll, A., Quaranta, R., Revello, W., Villosio, C.
2024b Figli a casa o al nido: le ragioni di una scelta, articolo pubblicato il 24/09/2024 su lavoce.info https://lavoce.info/archives/105809/figli-a-casa-o-al-nido-le-ragioni-di-una-scelta/.
Bugetti, M.N., Maino, F.
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Naldini, T. Caponio e R. Ricucci (a cura di)
2019 Famiglie in Emigrazione. Politiche e pratiche di genitorialità, Il Mulino, Bologna.
Panzera, M.A.
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Pratesi, M.
2024 La sfida della povertà educativa: primi risultati su esiti scolastici, https://www.legiornatedibertinoro.it/wp-content/uploads/2024/10/GdB2024_Pratesi.pdf.
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2024 I divari in istruzione: un problema profondo, in «RicercAzione», Vol. 16, n. 1, giugno 2024, pp. 21-35, https://ricercazione.iprase.tn.it/article/view/423/346.
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2025 Oltre la scuola: cause e conseguenze della povertà educativa, in «La Ricerca», n. 28, maggio 2025, https://laricerca.loescher.it/oltre-la-scuola-cause-e-conseguenze-della-poverta-educativa/.
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2024 Povertà educativa: un fenomeno in crescita che intensifica le disuguaglianze sociali, in «Percorsi di Secondo Welfare», 15 ottobre 2024, https://www.secondowelfare.it/primo-welfare/poverta-educativa-un-fenomeno-in-crescita-che-intensifica-le-disuguaglianze-sociali/.
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2023 I redditi di Torino, quartiere per quartiere, in «Corriere della Sera», 18 luglio 2023, https://www.corriere.it/tecnologia/23_luglio_18/redditi-torino-cap-quartiere-4d6299e3-d70d-473d-8a00-31b32db08xlk.shtml.