Intervista a Maria Cristina Alfieri a cura di Franca Maino
Come nasce la Fondazione Conad Ets e qual è la sua mission?
La Fondazione Conad Ets nasce nel 2022 ed è espressione dei valori e dei principi mutualisti portati avanti con un impegno da parte di tutto il Sistema Conad da oltre 60 anni. Conad è una cooperativa nazionale – Consorzio nazionale dettaglianti ne è l’acronimo – che riunisce imprenditori che gestiscono negozi. Sono più di 2.200 imprenditori, più di 3.500 negozi. Dietro ogni negozio Conad c’è un imprenditore che da sempre è attento a restituire al territorio un po’ della ricchezza che produce. Gli imprenditori sono riuniti in 5 grandi cooperative che hanno una copertura nazionale. Tutto questo sistema è coordinato da un consorzio nazionale. I soci fondatori della Fondazione Conad Ets sono le 5 cooperative nazionali, più il consorzio. Tutto il sistema Conad investe ogni anno più di 21 milioni di euro a livello aggregato in iniziative sociali e ambientali, che i singoli soci e le cooperative sostengono sui loro territori. Quindi il benessere delle comunità è sempre stato un po’ il mantra del sistema Conad. Non a caso abbiamo come payoff “Persone oltre le cose”. A questo impegno si è aggiunta l’idea di creare una fondazione che avesse principalmente due obiettivi: quello di sostenere dei progetti di natura esclusivamente filantropica e che avessero insieme sia un respiro nazionale sia una declinazione locale. Le attività della Fondazione, che è un ente Ets iscritto al Runts, sono infatti totalmente disgiunte da qualsiasi tipo d’acquisto o suggerimento d’acquisto.
Quali sono gli ambiti in cui la Fondazione è maggiormente impegnata?
Appena la Fondazione è nata abbiamo deciso di darci una linea d’azione molto precisa: sostenere progetti destinati i giovani sia attraverso attività di sensibilizzazione culturale sia con iniziative pensate per aiutare chi si trova in situazioni di fragilità.
Nel contesto delle attività di sensibilizzazione culturale abbiamo ad esempio sostenuto un progetto che propone nelle scuole momenti di approfondimento su tematiche sociali particolarmente urgenti, attraverso la fruizione di eventi in streaming. Grazie a Unisona APS, che è un nostro partner, siamo riusciti a coinvolgere in tre anni più di 450.000 ragazzi e ragazze di vari istituti scolastici di tutto il territorio nazionale. L’ultimo evento che abbiamo organizzato, lo scorso 10 aprile sull’educazione alla legalità, aveva in collegamento 70.000 ragazzi da più di 600 istituti diversi. Durante la giornata contro la violenza di genere, avevamo in collegamento 80.000 ragazzi e ragazze.
E poi ci siamo occupati dei diversi tipi di fragilità: fisica, psichica, sociale, economica, spesso utilizzando lo sport come strumento di inclusione. Abbiamo organizzato delle attività con Fispes, la Federazione Italiana di sport paralimpici e sperimentali, per ragazzi diversamente abili su tutto il territorio nazionale, per aiutarli a capire quale fosse lo sport più adatto a loro e ad orientarli verso la società sportiva più adatta. Abbiamo sostenuto un torneo degli oratori, che replichiamo quest’anno per la terza volta, organizzato dal Centro sportivo italiano, che ci ha consentito di coinvolgere ogni anno circa 9.000 bambini di 50 diversi oratori e centri sportivi. Abbiamo dato la possibilità di portare avanti un’attività sportiva gratuita durante tutta l’estate per 2.000 bambini e bambine in situazioni di fragilità economica.
E poi è nato il Progetto “Sport never stop”, co- progettato con la Fondazione Albero della Vita, rivolto a giovani che abitano nei quartieri difficili di alcune grandi città: Ascoli Piceno, Catanzaro, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Perugia e Reggio Emilia. Ai ragazzi si propone di scegliere un’attività sportiva che vogliono praticare e si mettono loro a disposizione dei laboratori creativi, con azioni rivolte anche ai più piccoli. Quest’anno è stata svolta anche un’attività nelle scuole che ha coinvolto 1.500 bambini in lezioni di educazione al benessere e di educazione alimentare.
Il vostro progetto “Accompagna una famiglia” ci è sembrato molto interessante per quel che riguarda il tema di questo Quaderno. Ci può raccontare di cosa si tratta nello specifico?
Si tratta di un progetto che ha l’obiettivo di supportare le famiglie più fragili delle nostre comunità attraverso un percorso di inclusione sociale, che promuova l’adozione di uno stile di vita più consapevole, rispetto a temi quali l’educazione alimentare, energetica, finanziaria e per l’ingresso nel mondo del lavoro. Il progetto è coordinato dalla nostra Fondazione e da Caritas nazionale e portato avanti da una serie di partner: Fondazione Snam, Fondazione Azione contro la Fame Italia Onlus, Airc, Ates, Fondazione The Human Age Institute ETS, e Feduf, la Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio. Abbiamo creato dei percorsi di formazione online in 11 diocesi rivolti sia ai volontari sia a dieci famiglie fragili per diocesi, per un totale di 100 famiglie coinvolte.
Nel progetto è previsto un percorso di educazione alimentare, uno di educazione energetica, uno di educazione finanziaria, uno di orientamento al lavoro. Non si tratta di famiglie totalmente indigenti, ma di nuclei per i quali un percorso di educazione al consumo responsabile, per esempio, può consentire di uscire da una situazione di fragilità, acquisendo delle competenze specifiche.
Il percorso di educazione alimentare prevede, tra l’altro, anche una spesa assistita, che aiuti la famiglia a redigere una lista della spesa e a fare un check degli acquisti. È anche prevista una dotazione per ogni famiglia attraverso una carta prepagata da spendere nei negozi Conad per un valore totale di 1.000 € a famiglia. Ogni famiglia ha ricevuto importi prepagati in tagli da 50 € o 100 € per fare la spesa.
La parte di educazione al corretto uso del consumo di energia è un percorso portato avanti da Snam e ATES, l’Agenzia Territoriale per l’Energia e la Sostenibilità di Parma. Sono stati previsti un corso di formazione online rivolto agli operatori Caritas sui primi concetti fondamentali per riconoscere e trattare la povertà energetica, gestire consapevolmente i consumi domestici e ridurre gli sprechi di energia in ambito domestico; la creazione di un questionario energetico, come strumento di supporto alle diocesi per scambiare informazioni con le famiglie, la predisposizione di un «kit antispreco energetico» (che ha incluso anche lampadine a basso consumo energetico) che è stato consegnato alle famiglie fornendo loro un decalogo di accompagnamento all’utilizzo dei dispositivi. Si è trattato di un percorso per insegnare come ridurre i costi energetici, affrontando la fragilità economica con una maggiore consapevolezza.
Venendo alla parte di educazione finanziaria, portata avanti da Feduf, che si occupa di progetti sociali all’interno dell’Associazione Banche italiane, sono stati organizzati due webinar: uno sul tema del contrasto alla violenza economica e l’altro dedicato alle nozioni di base e agli strumenti per prevenire e contrastare il sovraindebitamento e l’usura. Infine, in merito alla parte di orientamento al lavoro, portata avanti da Fondazione The Human Age Institute ETS, il progetto si è rivolto ai volontari Caritas per fornire loro strumenti e informazioni relative al mondo del lavoro, che li mettessero in grado di aiutare i componenti adulti delle famiglie coinvolte nella ricerca di una occupazione, incoraggiandoli al contempo a esprimere se stessi attraverso il lavoro.
Arrivati quasi alla conclusione del progetto, ci può già anticipare qualche risultato raggiunto?
Il progetto è partito a settembre 2024 e si concluderà prima dell’estate 2025. Abbiamo sottoposto sia alle famiglie che ai volontari dei questionari. Il dato più interessante emerso è che su 100 famiglie coinvolte la quasi totalità ha sempre seguito tutti i percorsi proposti.
Dal punto di vista della soddisfazione in merito ai contenuti offerti, dobbiamo ancora elaborare i dati, però le diocesi ci hanno restituito già un grande entusiasmo per il progetto, che è andato nella direzione di un accompagnamento e non di una mera assistenza. Questo ha anche consentito di “smarcarsi” da una situazione di fragilità grazie ad una maggiore consapevolezza. La novità del progetto è stata anche aver messo in rete 11 diocesi e aver aggregato tanti partner diversi, ma complementari, che hanno potuto mettere a disposizione la loro competenza in ambiti specifici.
Perché è così importante sviluppare progetti come questo che mettono al centro la famiglia?
Perché aiutando le famiglie si aiutano i minori e i giovani, quindi si pongono le basi per costruire, domani, una società migliore. Mettere la famiglia al centro vuol dire investire fin dall’inizio sui giovani, sulla loro educazione e sulla loro crescita. Le forme di povertà che riusciamo a identificare e gli interventi che riusciamo a mettere a tema, poi, hanno una grande ricaduta anche sui territori e nelle comunità, e questo produce ricchezza “culturale” per tutti.
Che idee avete per il futuro per continuare a sviluppare temi come questi?
Per il futuro abbiamo in cantiere due progetti a cui teniamo particolarmente.
Il primo progetto è dedicato ai ragazzi delle scuole per contrastare la violenza di genere. Lo porteremo avanti con la Polizia di Stato e l’abbiamo chiamato “Progetto Rispetto”. Prevede la realizzazione di un portale con materiali di informazione e di sensibilizzazione sul tema della violenza di genere che gli insegnanti possono scaricare per fare lezione nelle scuole medie e superiori. Questi materiali saranno validati dalla Polizia di Stato. Ci sarà poi la realizzazione di un docu-film, che raccoglierà le testimonianze di chi ha subito violenza di genere e sarà proiettato nelle scuole. È previsto anche un grande evento con Polizia di Stato in preparazione alla Giornata nazionale contro la violenza di genere, a novembre. Anche in questa occasione ci sarà la possibilità di realizzare lo streaming per collegare migliaia di studenti da tutta Italia. Questo portale si candida a diventare un punto di riferimento sia per gli insegnanti che per i ragazzi e le ragazze per contrastare tutti i diversi tipi di violenza – psicologica, fisica, sociale – fornendo gli strumenti per poter essere informati. Riteniamo sia un progetto che potremo promuovere anche attraverso la rete dei negozi Conad, che potranno aiutarci a farlo conoscere, prevedendo anche un secondo step: la possibilità di offrire alle donne vittime di violenza un percorso lavorativo all’interno dei negozi Conad.
Il secondo progetto a cui ci stiamo dedicando lo stiamo realizzando con l’Università di Parma e il supporto del professor Guido Cristini del CUN, il Consiglio Universitario Nazionale. Abbiamo messo in rete 12 Atenei e deciso di lanciare un contest per gli studenti/esse delle Facoltà di Economia che prevede la raccolta di proposte progettuali per rendere più sostenibile il mondo della grande distribuzione e i suoi prodotti. L’obiettivo è impegnare i ragazzi in un’attività di progettazione, riflessione e ideazione per un sistema della distribuzione più sostenibile. I progetti pervenuti saranno esaminati da una giuria e premiati nella primavera del 2026. La cosa interessante è che alcune idee potrebbero anche essere implementate e adottate. Quindi si mettono i/le giovani alla prova per rendere più sostenibile una filiera importante del nostro Paese.
Sono due progetti a cui teniamo molto. E che speriamo possano rappresentare un ulteriore contributo per migliorare il benessere delle nostre comunità.