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Intelligenza Artificiale? L’ultima parola spetta all’uomo

Intervista a Michele Grazioli a cura di Melanie Sara Palermo

Gli ultimi 30 anni hanno visto un grande sviluppo dell’ICT: Word Wide Web-Internet, Personal Computers, telefonia portatile-Smartphones, Artificial Intelligence. Quale è stato il tuo primo impatto con il mondo digitale?

Sogno sin da piccolo di fare l’imprenditore. Ho capito molto presto di essere portato per i numeri. A 13 anni, nel desiderio di aiutare mio padre con la sua piccola attività edile che stava vivendo un momento difficile a causa della crisi economica, ho deciso di puntare tutto sulle mie capacità matematiche, non potendolo supportare fisicamente. Ho quindi realizzato il mio primo software, che era in grado di leggere i dati così come sono in cantiere: computer metrici, bolle, numeri, ordini, fatture e così via.

Questo è stato il mio primo approccio con l’Intelligenza Artificiale. Non ne sapevo niente fino ad allora, non ne conoscevo quasi l’esistenza. Sono partito quindi da zero, con la mia logica, una mente matematica e sicuramente tanta perseveranza. Dopo la laurea in Economia e Management ho continuato a lavorare per diversi clienti nazionali e internazionali e parallelamente ho cominciato a raccontare in giro per il mondo l’Intelligenza Artificiale e l’impatto positivo sulle aziende di oggi e di domani. Questo mi ha portato, un passo alla volta, a individuare la strada che volevo percorrere nell’ambito dell’AI: ho così fondato la mia prima azienda, Divisible, e nel 2020 ho dato vita al Gruppo Vedrai, che ha l’obiettivo specifico di sviluppare e implementare soluzioni e piattaforme basate su Intelligenza Artificiale per il supporto a imprenditori e manager nei processi decisionali aziendali.

All’Adriano Olivetti Day 2019 hai titolato il tuo intervento: «L’Intelligenza artificiale è una cagata pazzesca». Che cosa significa per te?

Il titolo dell’intervento aveva sicuramente una sfumatura provocatoria. L’obiettivo era quello di attirare l’attenzione creando un contrasto simpatico tra le parole.

Spesso ci si ferma troppo alle apparenze e si giudicano le cose senza spirito critico, in 20 minuti ho provato a raccontare la mia esperienza lavorativa e il valore che ha la conoscenza in un ambiente lavorativo.

Il messaggio principale che spero ogni spettatore si sia portato a casa è che affrontare le situazioni con spirito critico è di fondamentale importanza se si vuole avere cognizione di causa nei lavori che si svolgono.

Parli spesso di “ignoranza” in ambito di Intelligenza Artificiale. Per fare un po’ di chiarezza, se potessi definire il rapporto tra Intelligenza Artificiale e Tecnologia, come lo definiresti?

Come dico sempre, l’Intelligenza Artificiale negli ultimi anni ha avuto un pessimo “ufficio stampa”. È infatti sempre stata raccontata nei media come qualcosa di futuristico, qualcosa di cui avere paura, e per questo viene associata a film di fantascienza e robot.

In realtà l’Intelligenza Artificiale è nata più di 50 anni fa, e non è futuro: è il presente. è presente nella vita di tutti i giorni, quando si ascolta la musica, si guardano film o si acquista qualcosa online. Si tratta di una disciplina insita nella tecnologia, che va di pari passo con la stessa. Provate a pensare ai social network: Facebook è nato nel 2007 ed è interamente costruito su algoritmi di intelligenza artificiale. È futuro? Sicuramente no. Presente? Forse sì. Ma di certo è anche passato.

Quali sono, secondo te, gli ambiti in cui l’Intelligenza Artificiale è più utile ed applicabile oggi?

In primis, l’Intelligenza Artificiale può essere applicata in qualunque contesto industriale per poter prevedere l’impatto che una decisione può avere sui principali indicatori di performance aziendali. La nostra piattaforma è in grado di calcolare che impatto avrà, per esempio, la decisione di aumentare il costo di un prodotto, o di aprire l’azienda a nuove opportunità di mercato. Questo consente di poter prendere delle decisioni a livello aziendale in minor tempo e avendo considerato più scenari possibili, in quanto è proprio l’Intelligenza Artificiale stessa che svolgerà il lavoro di analisi.

In ambito industriale l’Intelligenza Artificiale è inoltre applicabile nel manifatturiero: con la manutenzione predittiva infatti è possibile capire in anticipo quando componenti di macchinari o impianti stanno per rompersi, così da poter intervenire per tempo nella sostituzione. Questo è utile prima di tutto per l’azienda che, prevedendo il momento di sostituzione dei macchinari, evita di bloccare la linea di produzione e allo stesso tempo migliora la sicurezza. La manutenzione predittiva diventa, inoltre, un valore aggiunto per l’utente finale del prodotto che non vivrà più il tipico disagio di un prodotto non funzionante a causa di una possibile rottura. Le aziende possono quindi sviluppare modelli di business basati sulla servitizzazione vendendo, ad esempio, prodotti in abbonamento o mettendo a disposizione la manutenzione.

Altro esempio è quello del dynamic pricing, in particolare nel mondo viaggi e ticketing, ma anche retail, banking, insurance, trasporti, logistica ed energy. Anche in questo caso i dati possono essere trasformati in decisioni efficaci per rispondere in maniera immediata alle variazioni della domanda, mettendo in atto strategie commerciali volte alla massimizzazione di redditività e margini operativi.

Intelligenza Artificiale e rapporto famiglia-lavoro. Ti sei mai interrogato su questo rapporto e sugli impatti possibili dell’Intelligenza Artificiale e di altre tecnologie ICT o no in questo ambito?

Il famoso work-life balance è un concetto sicuramente di tendenza; la discriminante “tempo” però lo è un po’ meno.

Il tempo è la variabile principale da considerare in quanto è ciò che ci dice se possiamo far coincidere tutti i nostri impegni personali con quelli legati alla sfera familiare. La tecnologia ha storicamente ridotto il tempo di svariate attività: invio di messaggi in real time, mezzi di trasporto più performanti, informazione ovunque e in ogni dove grazie a internet.

L’Intelligenza Artificiale, nello specifico, dà la possibilità di standardizzare e semplificare molteplici processi aziendali regalando, appunto, più tempo libero alle persone. Qui il dilemma morale potrebbe sorgere spontaneo. Il tempo recuperato dal lavoro si trasforma in altro lavoro o diventa un momento per coltivare aspetti di vita personali? L’ultima parola spetta all’uomo.

Che ruolo possono occupare le relazioni nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale?

In Vedrai ci occupiamo di sviluppare piattaforme basate su Intelligenza Artificiale per raggiungere un unico obiettivo: restituire il tempo agli imprenditori. Il nostro mantra può essere esteso in realtà a molte delle tecnologie che utilizziamo giornalmente. Prendiamo in considerazione il bisogno di comunicare un messaggio a un pubblico molto ampio: con i social network è possibile, in breve tempo e in maniera efficace.

Ciò che realmente fa la differenza è la conoscenza di utilizzo delle risorse che abbiamo a disposizione.

Quanto di umano c’è nell’Intelligenza Artificiale?

Molto! L’Intelligenza Artificiale nasce dall’ingegno umano ed è essa stessa progettata da persone fisiche. C’è inoltre un altro aspetto che va tenuto in considerazione: la volontà di aiutare le persone attraverso l’uso della tecnologia non può che essere uno spirito che trascende dai macchinari stessi. La lavorazione di un intero software ‒ proprio come avviene in Vedrai ‒ richiede il coordinamento di molteplici figure specializzate quali data scientist, sviluppatori, tecnici. Questo ci fa capire quanto, anche un prodotto basato sull’Intelligenza Artificiale, non possa che essere determinato dall’unica vera discriminante: il fattore umano.

Anche un ramo dell’Intelligenza Artificiale ‒ le cosiddette reti neurali ‒ hanno a che fare proprio con l’uomo in quanto sono in grado di replicare il funzionamento del cervello partendo appunto dalle connessioni dei vari neuroni. Una panoramica generale di questo tipo ci fa quindi capire come Intelligenza Artificiale ed esseri umani siano assolutamente fatti per convivere e influenzarsi a vicenda in quanto il vero obiettivo comune è creare del valore da cui le persone possano trarre benefici.

Costante evoluzione della computer science e delle tecnologie correlate e limite dell’uomo: è in questo orizzonte che va riletta la sfida dell’etica digitale?

All’uomo non è mai piaciuto porsi limiti. Guardiamoci intorno: viaggi sulla luna, trasmissione di informazioni in tempo reale, ultra connettività etc… Forse per il desiderio di ubiquità o, più semplicemente, per la virtù di realizzare le cose più inimmaginabili. Davanti a questo scenario quindi non possiamo dimenticarci della responsabilità che abbiamo nei confronti del progresso.

Per responsabilità mi riferisco al buon uso degli strumenti tecnologici: al giorno d’oggi possiamo infatti misurare, prevedere, pianificare molti aspetti lavorativi, ma credo anche che ogni risorsa a nostra disposizione dovrebbe almeno provare a migliorare la vita delle persone. Come? Risolvendo problemi, soddisfando bisogni, creando più tempo per le persone e tanto altro. La tecnologia è di per sé un mezzo di potere, ma il potere va sapientemente amministrato.

I robot, l’Intelligenza Artificiale e… ci “ruberanno” il lavoro. Secondo te da dove nasce questa paura?

Ci spaventa quello che non conosciamo.

Il tasso di alfabetizzazione digitale cresce a dismisura anno dopo anno. Soffermarsi e insistere nel credere che il progresso si possa in un qualche modo interrompere è un’utopia. Una delle opzioni più plausibili è che molte persone non siano aperte al cambiamento tanto quanto il cambiamento sia nella nostra quotidianità. Questo crea un distacco tra le convinzioni e il corso degli eventi. Mano a mano che il distacco aumenta, aumenta anche la paura.

Nel corso degli anni la maggior parte delle tecnologie che si sono presentate sul mercato ha creato scalpore e paura circa l’utilità, l’utilizzo e, giusto per restare in tema, il tasso di sostituzione dei dipendenti. La realtà dei fatti è che lo stesso internet ha creato centinaia di migliaia di posti di lavoro in più, dando a moltissime persone la possibilità di rimettersi in gioco. Perché non dovrebbe essere lo stesso con l’Intelligenza Artificiale?

In una intervista a Forbes ti sei definito come “un ottimo comandante per andare a conquistare nuove terre”. Nei prossimi cinque anni o poco più, quali terre vorreste conquistare con Vedrai?

Il Gruppo Vedrai ha come obiettivo principale quello di diventare un polo dell’Intelligenza Artificiale, competitivo non solo a livello italiano ma anche europeo. Lo stiamo facendo attraverso acquisizioni, partnership e dando vita a nuove realtà imprenditoriali.

In particolare, le tecnologie di Vedrai sono pensate per supportare le aziende nel prendere decisioni efficaci. Puntiamo a guidare PMI e aziende di grandi dimensioni verso una ripresa più veloce e solida con l’utilizzo dei nostri strumenti.

Lato azienda abbiamo un piano di assunzioni che prevede il progressivo inserimento nei prossimi mesi di ulteriori 30 figure tecniche e di operation. Abbiamo uffici a Milano, Brescia e Pisa e stiamo già pensando di ampliarci ulteriormente.

Autore

  • Nasce nel 1995. è̀ un imprenditore e fondatore di diverse aziende in tutto il mondo, ed è considerato tra i massimi esperti in Europa e non solo nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale. Nel 2019 entra nella classifica Forbes Under30 nella top 5 dei 100 giovani innovatori italiani più influenti d’Italia. Il suo talento nasce in giovanissima età quando, a soli 13 anni, scopre il mondo dell’Intelligenza Artificiale e, da lì a poco, crea un software per aiutare il padre nella gestione della sua azienda. Crescendo, la vena lavorativa non ha mai soppiantato il tempo per lo studio. Nel curriculum figurano infatti una formazione scientifica al liceo e una Laurea in Economia e Management all’Università Bocconi. Il bacino di clienti nazionali e internazionali aumenta mano a mano che i risultati lavorativi vengono brillantemente raggiunti. La figura di Michele diventa pubblica anche grazie alla sua partecipazione a conferenze internazionali in qualità di speaker ed esperto di Intelligenza Artificiale. Nonostante la giovane età, Grazioli ha all’attivo una decina di aziende in tutto il mondo, che spaziano in diversi settori di applicazione, dalla manutenzione predittiva alla previsione dei trend in ambito finanziario, solo per citarne alcune. Oltre ad essere membro di diversi Consigli di Amministrazione di altre aziende partner, è Presidente e Amministratore Delegato di Vedrai Spa, startup innovativa che si occupa dello sviluppo di piattaforme di Intelligenza Artificiale per il miglioramento del processo decisionale.

  • Dottoranda in Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi nel corso di dottorato in Formazione, Patrimonio Culturale e Territori presso l’Università di Macerata (XXVI ciclo), con un progetto di ricerca legato alle dinamiche generazionali e di valorizzazione territoriale che caratterizzano il family business delle PMI. Membro dell’Associazione Italiana di Sociologia, nelle rispettive sezioni di Studi di Genere e Sociologia del Territorio; membro dell’Associazione Europea di Sociologia nei network RN 12- Environment and Sociology e RN13- Sociology of Families and Intimate Lives. I suoi interessi di studio e ricerca si concentrano sulle relazioni familiari, nello specifico i rapporti intergenerazionali e l’indagine della famiglia come attore economico (fruitore e attivatore), e sulla valorizzazione del territorio, in particolare delle aree rurali, ad opera degli attori protagonisti e delle reti sociali che lo caratterizzano. Collabora da tre anni all’organizzazione di Caseifici Agricoli Open Day, evento legato ad una rete di aziende agricole italiane che ha l’obiettivo di promuovere e valorizzare il patrimonio culturale tangibile e intangibile delle aree interne attraverso la tradizione casearia.