«Senza famiglia, padre e madre e fratelli e sorelle non hanno alcun senso. Acquistano significato solo quando l’affetto filiale per i membri della famiglia viene coltivato in un ambiente familiare»[1]. Nell’attuale contesto storico, di grandi cambiamenti globali o, meglio, di cambiamento d’epoca, è fondamentale osservare con attenzione la matrice di ogni relazione sociale umana, che si trova nella famiglia e nella sua insita generatività[2].
Questo quaderno non è una raccolta di riflessioni ed esperienze uniformi o vicine tra loro. Esso non racchiude monoliticamente le idee del curatore o dei contributori, né tantomeno pretende d’essere il punto d’arrivo di un lavoro di ricerca comune.
L’intento di questa pubblicazione è piuttosto quello di mettere l’uno accanto all’altro punti di vista e mondi diversi, con un approccio multidisciplinare, ed originale. La diversità è data anzitutto dalle diverse culture di provenienza, che si riflette nel linguaggio usato e negli ambiti accademici di provenienza. È proprio a partire dalla rilevanza delle diversità che ci è parso importante fornire con questa pubblicazione un nuovo invito al dialogo, nonché unire contributi originali per invitare alla riflessione su ciò che sempre di più e da sempre più parti viene ritenuto come il cuore del futuro del nostro continente: lo snodo tra le responsabilità genitoriali e il lavoro, snodo che non deve disarticolarsi e che tiene insieme democrazia e demografia.
La famiglia come luogo di tale snodo è ben descritta nel contributo di Carmen Fernández de la Cigoña Cantero, la quale si sofferma sulle conseguenze geopolitiche del cambiamento demografico oltre che sull’importanza di politiche familiari che, a tutti i livelli, siano adeguate nel riconoscere «direttamente l’importanza e l’insostituibilità della famiglia in tutto il tessuto sociale». L’autrice fa notare come tale riconoscimento non possa avvenire soltanto da parte delle istituzioni pubbliche, ma debba anzitutto emergere dalla riflessività che si sviluppa all’interno delle associazioni familiari, nei livelli locali e globali.
Ma perché il futuro dell’Europa è in gioco proprio in relazione allo snodo tra democrazia e demografia, dove la famiglia sarà o non sarà il terreno di coltura del futuro benessere sociale? La Commissione europea, nel suo rapporto sull’impatto demografico, pubblicato nel 2020, ci risponde con preoccupanti dati alla mano, che mettono in evidenza l’inverno demografico[3] che stiamo vivendo: «Nel 2018 la cifra era di 1,55 figli per donna. Questo è al di sotto del valore di 2,1 considerato il livello richiesto per mantenere costante la dimensione della popolazione in assenza di migrazione. Quasi nessuna regione in Europa ha un tasso di questo livello (11), con alcune regioni che registrano un tasso inferiore a 1,25. Questo è il caso, ad esempio, nel nord-ovest della penisola iberica, dell’Italia (Sud-Est e Sardegna), e di alcune parti della Grecia»[4]. Meno nascite significano dunque meno futuro per l’Europa.
Dati recenti mostrano come queste tendenze siano state esacerbate dall’incertezza e dall’instabilità causate dalla pandemia, come ben evidenziano Antonio Tintori, Loredana Cerbara Giulia Ciancimino: essi espongono una teoria della regressività sociale che si basa su ricerche effettuate nell’ambito dell’Osservatorio sui Mutamenti Sociali in Atto. Focalizzandosi sull’esperienza italiana, gli autori affermano che «ancora oggi in Italia la maternità è vista come uno svantaggio in termini occupazionali e reddituali». Ma le istituzioni faticano a riconoscere questa realtà, non solo in Italia.
È così che in una risoluzione sulla parità di genere e le politiche fiscali nell’Unione europea, il Parlamento europeo giunge ad esortare «tutti gli Stati membri a introdurre gradualmente la tassazione individuale, garantendo al tempo stesso il pieno mantenimento di tutti i benefici finanziari e di altro tipo legati alla genitorialità negli attuali sistemi di tassazione congiunta»[5] e ha sollecitato «l’eliminazione di tutte le spese fiscali basate sul reddito congiunto»[6]. Tale approccio individualistico è seguito dal legislatore italiano, il quale – appoggiandosi anche su questa risoluzione – promuove una riforma in tal senso, da preferire a «qualsiasi alternativa su base familiare, a causa della sua caratteristica di neutralità nei confronti dell’offerta di lavoro del secondo percettore di reddito»[7].
Ci sono tuttavia dei barlumi di luce con l’attuale Parlamento europeo, che ha riconosciuto, ad esempio, «l’onere che grava sulle donne quali principali prestatrici di assistenza in contesti formali e informali, e il valore sociale di tale assistenza, in particolare durante la crisi del COVID-19»[8], ricordando «che l’80% di tutti i servizi di assistenza all’interno dell’UE è fornito da prestatori informali (non retribuiti), il 75% dei quali è costituito da donne»[9]. Detto ciò, si resta ancora lontani da un vero riconoscimento della maternità, della paternità e della famiglia come doni e beni comuni per l’Europa tutta e per le comunità locali.
La mancanza di riconoscimento non è solo formale, ma è tangibile e ha conseguenze pesanti anche sulle scelte di tante famiglie in Europa. Come in Francia, dove uno studio condotto dall’Unione nazionale delle Associazioni familiari (UNAF) ha rivelato che, in media, il numero di figli desiderato dalle famiglie è 2,39. Una media che si pone al di sopra del cosiddetto livello di sostituzione di 2,1 figli per donna[10]. Le famiglie vorrebbero quindi avere, in media, almeno un figlio in più. Se mancano i figli, in generale, non è dunque perché non li si voglia, ma perché ci si trova di fronte degli ostacoli che l’odierna società individualista e consumista non permette alle famiglie di superare da sole.
Nella logica stringente di un circolo vizioso, ciò ha a sua volta un impatto di tipo psico-pedagogico sui comportamenti delle persone, come fanno notare Maria Scicchitano e Angelo Trecca: «Il ridotto numero di figli genera conseguenze tangibili dal punto di vista della capacità relazionale causato in particolare dal depauperamento del confronto intergenerazionale». Da punti di partenza apparentemente lontani, i due autori arrivano, con parole diverse, alle stesse conclusioni dei tre precedenti: «Avere un figlio è necessario che ritorni ad essere percepito come un valore e una risorsa sociale oltre che individuale».
Ed è proprio riconoscere il fatto di avere figli come un dono e una risorsa ciò che muove il complesso e lucido discorso di Vincenzo Bassi, che dà una chiave di lettura per superare la stagnazione demografica in Europa: egli approfondisce, così, il principio di sussidiarietà cosiddetto fiscale, ovvero il principio per cui si riconosce che la famiglia contribuisce alle spese pubbliche «impiegando le proprie risorse economiche, finanziarie, organizzative e di forza lavoro».
Anche in questo caso è possibile cogliere, da un percorso diverso, la convergenza con gli altri contributi sulle conclusioni: nel contesto dell’attuale inverno demografico che l’Europa sta sperimentando, è urgente ridare alle famiglie le condizioni reali per «generare, e non semplicemente delle politiche assistenziali. Si tratta di scegliere, in fondo, tra il rassegnarsi alla situazione attuale e il mettere i giovani, soprattutto, nelle condizioni ideali di fare famiglia». Solo garantendo un equilibrio tra le generazioni si potrà favorire la solidarietà intergenerazionale e, quindi, uno sviluppo sostenibile.
Dopo la prima parte dedicata alle Riflessioni, nella seconda parte del Quaderno si presentano alcune Esperienze, in cui i rappresentanti di diverse istituzioni rispondono alle nostre domande con grande apertura. La prima, intervistata da Bénédicte Colin, è Dubravka Šuica, Vicepresidente della Commissione europea per la demografia e la democrazia. Un compito non facile, se si pensa che è la prima persona nella storia dell’Unione ad occuparsi di entrambe le tematiche congiuntamente.
In seguito, per la società civile, si raccoglie l’esperienza di Gigi De Palo, ideatore degli Stati generali della natalità e Presidente del Forum delle Associazioni familiari, tra le più grandi organizzazioni dell’associazionismo famigliare italiano.
Dal mondo delle imprese, Sonia Vazzano (a cui va un personale e sentito ringraziamento per il grande lavoro svolto in questi mesi) intervista Paula Sequeiros, Talent, Organizational Development and Inclusion Head di Novartis Italia e Adele Mapelli, partner di KOKESHI coloured HR, su un progetto condiviso che valorizza le mamme e i papà.
Infine, Silvano Camagni, Presidente della Banca di Credito Cooperativo di Triuggio e della Valle del Lambro, risponde alle domande di FMV su come gli istituti finanziari leggono la crisi demografica italiana.
Le diverse prospettive raccolte permettono dunque di delineare che le risposte per il futuro dell’Europa si trovano innanzitutto nello spirito d’iniziativa dei privati, laddove la società civile dovrà riconfigurarsi nella linea della sussidiarietà orizzontale tra associazioni intermedie. «L’Europa affronta nuove sfide che richiedono solidarietà. La solidarietà intergenerazionale e la solidarietà tra le famiglie sono i primi esempi da cui gli attori politici possono imparare»[11].
Ma il claim della FAFCE sembra che debba essere infine riletto dal basso: sarà forse la sussidiarietà delle reti associazionistiche e dei contesti corporate il luogo da cui si potrà superare i vuoti di solidarietà che provengono dalle istituzioni?
Note
[1] T. Bai, The Private and the Public in the Republic and in the Analects, in A. Balbo, J. Ahn (ed.), Confucius and Cicero, De Gruyter, Berlin/Boston 2019, p. 39.
[2] P. Donati, Social Mechanisms and Their Feedbacks: Mechanical vs Relational Emergence of New Social Formations in ed. M. Archer (ed.), Generative Mechanisms Transforming the Social Order, Springer International Publishing, New York and London 2015, pp. 65-92.
[3] Per risalire all’origine dell’espressione, cfr. G.-F. Dumont, Le festin de Kronos, Réalités et enjeux des évolutions socio-démographiques en Europe, Fleurus, Paris 1991.
[4] European Commission, Report on the Impact of Demographic Change, Bruxelles 2020, p. 9, https://ec.europa.eu/info/sites/default/files/demography_report_2020_n.pdf. Dati EUROSTAT aggiornati: https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Fertility_statistics.
[5] Parlamento europeo, Risoluzione sulla parità di genere e le politiche fiscali nell’Unione europea, Strasburgo 2021, https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-8-2019-0014_IT.html.
[6] Idem.
[7] VI Commissione, Camera dei Deputati, Indagine conoscitiva sulla riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti del sistema tributario, Roma 2021, http://documenti.camera.it/leg18/resoconti/commissioni/stenografici/html/06/indag/c06_persone_fisiche/2021/06/29/indice_stenografico.0001.html#.
[8] Parlamento europeo, Risoluzione sulle sfide per le zone urbane nell’era post COVID-19, Strasburgo 2022, https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-9-2022-0022_IT.html.
[9] Idem.
[10] Union nationale des Associations familiales (UNAF), Bilan démographique 2020: Une étude inédite montre un fort désir d’enfant alors que la fécondité continue sa chute, 2021, https://www.unaf.fr/spip.php?article27471&fbclid=IwAR0DXCEumcPSXFGL0jr538Rud3BLgHyM57YY90KGV1nujfNZBdVZ69lRto0.
[11] Risoluzione del Consiglio di Presidenza della Federazione europea delle Associazioni familiari cattoliche (FAFCE), FAFCE Board Resolution on the Conference on the Future of Europe The Family is the Democratic and Demographic Future of Europe, 2021, https://www.fafce.org/fafce-board-resolution-may-2021-the-family-is-the-democratic-and-demographic-future-of-europe/..
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2021 Bilan démographique 2020: Une étude inédite montre un fort désir d’enfant alors que la fécondité continue sa chute, https://www.unaf.fr/spip.php?article27471&fbclid=IwAR0DXCEumcPSXFGL0jr538Rud3BLgHyM57YY90KGV1nujfNZBdVZ69lRto0.
Risoluzione del Consiglio di Presidenza della Federazione europea delle Associazioni familiari cattoliche (FAFCE)
2021 FAFCE Board Resolution on the Conference on the Future of Europe The Family is the Democratic and Demographic Future of Europe, https://www.fafce.org/fafce-board-resolution-may-2021-the-family-is-the-democratic-and-demographic-future-of-europe/.