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Risparmio delle famiglie ed educazione finanziaria: il contributo delle Banche di Credito Cooperativo

Intervista a Silvano Camagni a cura di Sonia Vazzano

Oggi più di ieri, il rapporto di fiducia consumatore-banca è sottopressione. Nell’attuale contesto geo-politico (ndr. pandemia, aumento dell’inflazione, etc.), quanto il risparmio delle famiglie viene considerato un asset importante da difendere per il sistema finanziario?

Il risparmio è un elemento fondamentale per le Banche di Credito Cooperativo (BCC) la cui vocazione, essendo banche di territorio, è quella di raccogliere denaro sul territorio e reinvestirlo sempre sul territorio, cosa che ovviamente ci differenzia dai grandi istituti di credito. Le risorse dei nostri soci-clienti ritornano in termini di contributo allo sviluppo alla crescita della comunità locale, dell’economia, delle famiglie. La nostra missione, stabilita dall’articolo 2 dei nostri statuti, precisa che «le banche di credito cooperativo oltre all’attività bancaria si impegnano per il bene comune del territorio che presidiano». Noi ci occupiamo di cultura, di sport, e soprattutto, in questi ultimi anni, di sociale, perché con la crisi economica le difficoltà da questo punto di vista sono decisamente aumentate.

Un altro aspetto importante, dal punto di vista del risparmio, è il rapporto fiduciario. Prestare il denaro per una banca è molto più facile che investire i risparmi della clientela, perché per catturare la fiducia dei clienti la banca deve essere solida, deve offrire garanzie di stabilità. In questi ultimi anni, soprattutto a partire dalla Normativa Europea sul bail-in, è opportuno che la clientela guardi con grande attenzione alla solidità patrimoniale della propria banca, perché nell’ipotesi che andasse in default, cioè venisse messa in liquidazione, investire male il proprio denaro vorrebbe dire perderlo…

Cosa dovrebbero fare le istituzioni finanziarie per migliorare la percezione di eticità e supporto per i consumatori retail?

Le BCC sono particolarmente attente a questo aspetto. Ricollegandoci al tema del risparmio, e secondo il modo di fare banca dei nostri istituti, è importante che al cliente vengano posizionati investimenti corretti. Dove “corretti” significa attenti al profilo di rischio del cliente e della sua condizione patrimoniale. Va evitato ad esempio di collocare prodotti solo se risultano vantaggiosi unicamente per i ricavi commissionali delle banche. Si sono spesso verificate queste situazioni di “malvenduto” da parte del sistema bancario e di vendita di prodotti altamente speculativi. Sarebbe opportuno che tutte le banche educassero il proprio personale ad attenersi ai bisogni del cliente e a capire quali siano le sue reali esigenze. E secondo me non si tratta solo di un aspetto etico, ma anche economico e più nello specifico commerciale, perché il cliente dà fiducia nel tempo, e se nel tempo siamo riusciti a dimostrargli di essere attenti al suo interesse ce lo siamo assicurati per sempre.

Anna Maria Tarantola quando ancora era in Banca d’Italia sosteneva che il cliente si fa fatica a conquistarlo, ma lo si perde in un attimo. Questo è uno dei nostri modi di approcciare il cliente.

Quanto la vicinanza al territorio, tipica di banche medio piccole, riesce a far svolgere all’operatore bancario il ruolo di educatore finanziario della propria clientela retail?

Per risponderle posso fornirle alcuni esempi concreti, che non riguardano solo il nostro istituto, ma le BCC in generale. I nostri collaboratori vengono per esempio inviati nelle scuole per spiegare per educare al risparmio e non solo. Abbiamo costituito una decina d’anni fa l’Università del tempo libero e la finanziamo direttamente. Ci sono docenti che insegnano più di 50 discipline con 250 utenti di tutte le età, principalmente anziani. Questo è un importante veicolo per trasmettere alla comunità la nostra sensibilità verso il sociale e soprattutto in ambito di educazione finanziaria.

Cosa impedisce agli operatori di banca (sportello, RM, etc.) di dedicare il tempo necessario alla propria clientela retail per farla progredire finanziariamente, sapendo che il risparmio della famiglia è un bene da tutelare e accrescere nel tempo?

A mio parere è una questione legata al modo di fare banca. Una banca del territorio non può che dedicare tanto tempo alle persone. Il motivo per cui le BCC in questi ultimi decenni hanno guadagnato molte quote di mercato, anche rispetto ai grandi istituti, è proprio perché riusciamo a trattare le persone in quanto persone, mettendole al centro. Questo significa non tanto collocare prodotti, ma confezionare prodotti su misura di ogni esigenza. Ad esempio, sui finanziamenti siamo molto elastici.

Forse uno dei freni maggiori a questo tipo di sensibilità da parte delle banche è dovuto alle dimensioni esageratamente grandi degli istituti bancari. Le grandi banche rispetto a quelle piccole sono più attrezzate, hanno dei prodotti più ricercati, però la nostra carta vincente è la relazione personale, il fatto di valorizzare le persone e i loro bisogni indipendentemente dalla condizione patrimoniale. E questa è una questione di atteggiamento, vocazione, missione che aiuta anche a risolvere ostacoli di carattere burocratico. Ad esempio, le BCC in questi ultimi anni hanno dovuto rinunciare a una parte della propria autonomia perché sono state raggruppate sotto due capogruppo nazionali (con sede a Roma e Trento) e questo ha rallentato un po’ i tempi di esecuzione del servizio bancario verso la clientela e questo direi che ci sta un po’ danneggiando. Ho fatto questo esempio perché secondo me è la dimostrazione che più si diventa grandi più difficile è mettersi al servizio del cliente.

Esistono dei programmi per premiare iniziative dirette a proteggere il risparmio delle famiglie da investimenti speculativi?

Devo distinguere anche qui fra istituto di grandi dimensioni e piccola banca. La nostra in particolare è una banca che anche nei numeri svolge la massima parte dei propri volumi a servizio delle famiglie (circa il 60% delle nostre attività) e delle imprese, principalmente di piccole dimensioni, ad esempio le imprese familiari.

Cerchiamo di coinvolgere anche le famiglie giovani anche se oggi è più difficile rispetto al passato perché il digitale allontana dalla frequentazione della banca.

Abbiamo ampliato gruppi di giovani soci (anche se questo metodo non è ancora diffuso in tutte le BCC), cercando di reclutare i più giovani tra la nostra clientela per coinvolgerli nelle attività sociali della banca, facilitandoli nel pagamento di una quota azionaria molto bassa. All’interno di questo gruppo di giovani molto attivo, è stata recentemente nominata la responsabile nazionale.

Tutto questo perché vogliamo assicurare una continuità nel modo di trasmettere alla comunità i valori cooperativi. Ecco perché la famiglia per noi è l’elemento fondamentale.

Un altro modo è organizzare corsi per gli anziani e famiglie di presentazione dei prodotti di investimento: abbiamo un centro polifunzionale nella sede della nostra banca dove organizziamo dibattiti e incontri anche con le piccole imprese per lavorare sull’educazione e migliorare il modo di approcciare la finanza.

Recentemente abbiamo anche portato avanti vari sondaggi sul territorio per capire quali siano i motivi per cui i risparmiatori scelgono le BCC e la motivazione principale è proprio la possibilità di una consulenza a misura della persona. Se a ciò si aggiunge che le nostre banche in Italia, per oltre 1000 comuni, sono l’unica banca presente sul territorio… si capisce meglio il senso della nostra vocazione.

Quale prospettiva vede relativamente ai crediti (mutui, prestiti) alle famiglie?

È un bel problema, altro che prospettiva. Purtroppo, l’inflazione sta crescendo e presto i tassi aumenteranno e non so quali saranno le conseguenze per le famiglie, soprattutto sui giovani che devono acquistare la prima casa.

In questi ultimi anni stiamo erogando davvero tanti finanziamenti per la prima casa, li definiamo una volta ogni 15 giorni in un consiglio apposito e le richieste sono davvero numerose. In città e in provincia sui nostri territori è difficile trovare delle abitazioni da acquistare perché la domanda è alta. Con l’aumento dei tassi ci sarà un maggior costo e con gli stipendi che in proporzione non crescono – anzi mi risulta che in Italia negli ultimi trent’anni gli stipendi si siano addirittura ridotti nel loro potere di acquisto reale mentre in Germania e in Francia sono cresciuti di oltre il 30% – sono abbastanza preoccupato per il futuro.

L’attuale inverno demografico rappresenta una crepa che rischia di mettere in pericolo anche il sistema finanziario?

Sicuramente. È un problema e sarà sempre più grosso per il nostro Paese, perché le persone in attività si riducono sempre di più e la componente anziana della popolazione è in aumento. Ce ne stiamo rendendo conto perché vediamo ampliarsi tutti gli anni il risparmio dei pensionati, che rappresentano la quota più significativa dei risparmi. Ne è un esempio un servizio per la dichiarazione dei redditi di chi percepisce la pensione presso le nostre filiali, servizio che un tempo era del tutto gratuito, ora, dato il numero elevato di richieste, è pagato per il 50% dal pensionato e per il 50% resta a carico della banca.

E non dimentichiamo che si sta verificando anche una continua riduzione anche del numero di lavoratori autonomi artigiani, che rappresentano una risorsa importantissima per il nostro territorio.

Gli Istituti bancari possono dare il loro contributo sostenendo e premiando, anche attraverso il PNRR, progetti e investimenti in grado di aiutare le famiglie in questo senso?

Io posso chiarire la direzione in cui si sta muovendo il sistema bancario, in particolare il credito cooperativo, in Europa. Una delle destinazioni principali di questi fondi è il rinnovamento delle fonti energetiche e quindi il miglioramento dell’ambiente. I finanziamenti destinati a questo settore vengono favoriti. Le imprese che innovano, che non inquinano o tendono a rispettare l’ambiente hanno una corsia di favore nei finanziamenti e nel pricing dei finanziamenti e saranno loro le destinatarie di questi fondi. Questo è il grosso progetto su cui ci stiamo impegnando.

Ma c’è ancora molto da fare non solo dal punto di vista delle banche, ma della politica, perché il PNRR verrà alimentato sulla base di progetti concreti di miglioramento, di riforma dell’economia, dell’istruzione. E io spero che si riescano ad ottenere tutti i fondi che ha stanziato l’Europa per il nostro Paese, anche se non nascondo di avere qualche punta di scetticismo…

Autore

  • È nato a Carate Brianza (Mb) nel 1950 ed è ivi residente. L’attività lavorativa in campo bancario, dopo un’esperienza di circa sei anni di insegnamento nelle scuole medie inferiori, ha inizio nel 1978 presso l’allora Cassa Rurale ed Artigiana di Triuggio, una piccola banca cooperativa locale con un organico di otto risorse, operativa nella sola sede di Triuggio; all’epoca non erano ancora stati aperti altri sportelli sul territorio. Assume la Direzione dell’Istituto Cooperativo il 1 gennaio 1988 e a partire dal 1990, quando Banca d’Italia liberalizzò l’apertura degli sportelli bancari, vennero gradualmente aperte 14 agenzie oltre alla sede dislocate tra le province di Monza Brianza e Lecco. Nel 2013, con la scomparsa del predecessore Cavaliere Carlo Tremolada, assunse la Presidenza della Banca di Credito Cooperativo di Triuggio e della Valle del Lambro. Lo scorso mese di maggio è stato rinnovato dall’Assemblea dei Soci il Consiglio di Amministrazione che lo ha riconfermato alla Presidenza per il prossimo triennio.

  • Laureata in Filosofia, ha conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Teoria e storia della storiografia filosofica. Dopo un master in Editoria e comunicazione, si è specializzata alla Sda Bocconi in un Percorso manager per il no profit. Per la Fondazione Marco Vigorelli coordina le attività di ricerca e formazione. Professional Certified Coach (PCC-ICF International), si occupa di attività di Corporate, Business e Life coaching. Tra le sue certificazioni, quelle di Assessor, Practitioner ed Educator di Intelligenza emotiva (Six Seconds).