Nell’esperienza di chi vive in azienda, o meglio sarebbe dire di chi “vive l’azienda”, si sperimenta costantemente la sollecitazione a misurarsi con la capacità di “conciliare”, dove la dimensione della conciliazione prende forma in tante sfaccettature diverse: la famiglia con il lavoro, il tempo lavorativo con il tempo personale, i risultati da raggiungere rispetto alle proprie inclinazioni e le tante tipologie di diversità personali che si trovano a dover dialogare ed a con-frontarsi: diversità di genere, di età, di background, di cultura, di ruoli, di idee, di valori, di priorità, di aspirazioni e l’elenco potrebbe ancora continuare perché, oltre le nostre semplificate categorie che utilizziamo per conoscere e riconoscere la realtà, ogni individuo è unico ed uniche sono le tipologie di interazione che genera e che sviluppa con gli altri.
Partendo dalla consapevolezza di questa complessità abbiamo lavorato per promuovere modalità di lavoro agili e piani di well being attraverso diverse iniziative quali lo smart working, l’implementazione di alcuni programmi che coinvolgono anche i figli dei collaboratori, avvicinandoli cosi alla realtà lavorativa dei loro genitori, iniziative volte a promuovere la salute e l’attivazione di sportelli di ascolto.
Ma un’azione che parallelamente stiamo perseguendo è un percorso che dia alle persone strumenti interiori per affrontare la complessità della conciliazione e sviluppi la capacità di conciliare affinché questa diventi una forza in grado di far evolvere le persone, l’organizzazione ed anche il contesto familiare e sociale nel quale operano. La conciliazione, infatti, non può essere solo un tema legato a nuove forme di lavoro, a nuovi paradigmi di orario, a nuove misure legislative e non può neanche essere un comportamento imposto dalla Direzione aziendale o proclamato come cultura aziendale.
Dovrebbe piuttosto diventare un’abitudine che si genera spontaneamente dalla convinzione del suo valore, dalla sperimentazione dei suoi vantaggi, dalla pratica delle sue soddisfazioni. è necessario, infatti, che affondi su un terreno in cui protagonista sia la persona e la sua capacità di comprendere, scegliere ed orientare il proprio comportamento.
Per questo abbiamo voluto promuovere nelle persone un percorso che li aiutasse a conoscersi meglio, a scoprire e comprendere le proprie inclinazioni, motivazioni, attitudini e temperamenti nella certezza che questo percorso dia alle persone una migliore capacità di gestire prima di ogni cosa sé stessi, nella costante creazione di nuovi e positivi equilibri personali e poi anche, familiari e professionali.
Il NOVA Profile™ è stato la base di questo lavoro. Si tratta di uno straordinario strumento per lo sviluppo personale e professionale. Attraverso un report dettagliato, ottenuto rispondendo a un questionario, si acquisiscono precise informazioni sui propri principali pattern comportamentali, tipologie psicologiche e driver motivazionali. Lo strumento integra alcuni degli studi più importanti sui pattern dei comportamenti umani: la teoria del DISC sviluppata da William Marston legata al linguaggio dei colori, il lavoro sulle preferenze comportamentali di Carl Jung e le indagini sui sistemi motivazionali dello psicologo Eduard Spranger. I risultati vengono integrati da una valutazione delle competenze che l’individuo può esprimere nel modo più naturale nelle aree della comunicazione, della leadership, del lavoro di team. è uno specchio molto articolato che restituisce motivazioni, inclinazioni, modalità di interazioni, stili cognitivi e comportamentali, svelando meglio ognuno a sé stesso. Questo profilo di autoconoscenza individuale è diventato poi oggetto e motivo di dialogo all’interno dei team di lavoro, attraverso la conoscenza reciproca dei diversi profili, rivelandosi agli altri per costruire nuove e più autentiche relazioni.
Spesso, infatti, la difficoltà di conciliarsi con gli altri o di conciliare diversi aspetti della nostra vita come la dimensione familiare con quella lavorativa, nascono da un nostro modo “adattato” di essere e di agire che non ci rende veramente noi stessi in nessun contesto, ma ci spinge a forzare tempi e modalità di azione per provare a conciliare aspetti che sentiamo profondamente incompatibili. La consapevolezza della complessità di cui ognuno di noi è portatore ci aiuta ad entrare autenticamente in contatto con noi stessi, avvicinare di più quello che abbiamo forzato a quello che ci appartiene più autenticamente per armonizzare le diverse parti di noi, trovare nuovi equilibri che nascono sempre da un percorso interiore.
Vogliamo raccontare la nostra esperienza attraverso la testimonianza di due Responsabili di Aree aziendali diverse che hanno visto l’applicazione di questo percorso sia ai propri singoli collaboratori che al loro team nel suo insieme ed ai quali abbiamo rivolto le seguenti domande:
- Quale può essere il ruolo dell’azienda nel formare la persona alla cultura ed al valore della conciliazione?
- Quali sono le principali diversità su cui lavorare in azienda per insegnare a conciliare (es. diversità attitudinali e temperamentali, diversità di ruoli e prospettive, diversità di interessi etc.)?
- Attenzione alla famiglia e cultura del lavoro: quale ruolo può avere l’azienda nella formazione delle persone sui valori da coltivare in questi due contesti?
- In che modo un’azienda che promuove il valore della conciliazione riesce ad essere uno stimolo positivo rispetto alla conciliazione anche nella vita familiare e rispetto ad una delle priorità di conciliazione che è quella basata sulla conciliazione tra famiglia e lavoro?
- L’azienda come palestra per sviluppare le relazioni che sono alla base del rapporto tra famiglia e lavoro. Qualche esempio di esperienze vissute.
- Azienda e bene comune: quali iniziative si possono portare avanti in questo ambito?
- Quali sono le sfide dell’azienda del futuro? In che modo l’attenzione al bene comune può aiutare a vincerle?
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Alfonso Garcia Gonzalez Responsabile del Centro Logistico di Capena
L’azienda ha avuto un ruolo molto rilevante nell’aprire le persone alla cultura della conciliazione. Si è, infatti, partiti dalla consapevolezza del proprio profilo e questo è stato un lavoro che ha rivelato ad ognuno sé stesso e le proprie reazioni rispetto alle situazioni, con molta trasparenza.
È stato un percorso anche molto faticoso data la naturale resistenza ad accettare le diverse parti di sé, come anche il fatto che non sempre il nostro profilo più spontaneo coincide con quello che abbiamo adattato al contesto in cui viviamo.
Da qui il primo lavoro interiore legato alla capacità di conciliare le diverse parti di noi prima ancora che dimensioni più esteriori.
Poi a livello di gruppo questo lavoro è stato un grande allenamento alla gestione delle diversità che sono tante: motivazioni, interessi, stili di comunicazioni e, ad esempio, nel nostro gruppo questo lavoro ci ha aiutato a comprendere su quali ulteriori aspetti dovevamo lavorare per assumere un maggiore equilibrio tra le dimensioni del risultato e quelle delle relazioni, un po’ più sacrificate, ma profondamente necessarie e desiderate. Tutto questo è nato dalla conoscenza reciproca e dalla spinta a non rifiutare le diversità, piuttosto, a volerle conciliare per diventare migliori sia individualmente che come gruppo. E così si scopre che gli altri ti migliorano nella parte in cui tu sei più debole ed il vero lavoro di squadra è un punto di arrivo.
Le diversità da conciliare, quindi, sono tante, e il percorso che abbiamo iniziato non serve solo a colmare lacune, ma a conquistare una nuova ricchezza, una potenzialità che va valorizzata. E la conciliazione è un equilibrio dinamico che si muove insieme al costante sviluppo di nuove parti di noi insieme all’emergere di nuove complessità da affrontare. Quello che è importante è il metodo che ci è stato consegnato: saper leggere le differenze, superare il giudizio o meglio il pre-giudizio e lavorare sulle opportunità che solo le differenze sono in grado di promuovere.
Un lavoro che si trasferisce anche nella vita personale e familiare ed un aiuto a conciliare la vita lavorativa con quella familiare nella misura in cui ci si scopre più capaci di dialogare, comprendendo così che tale conciliazione non è semplicemente il gioco dei “vasi comunicanti”, del tempo da dedicare all’una piuttosto che all’altra dimensione, ma la qualità con cui si sanno affrontare entrambe e portare anche nell’una il valore dell’altra.
Allora l’azienda può realmente avere un ruolo determinante nello sviluppare in ogni individuo la cultura ed il valore della conciliazione quando il terreno più importante ed anche più premiante da esplorare non è l’affermazione di sé e dell’altro, trovando il modo tecnicamente efficace per con-vivere, ma la ricomposizione delle tante molteplicità nella formazione di un’unità aziendale che vive e si sostanzia di queste.
Occorre continuare su questa strada che è anche quella dell’inclusione di ogni diversità perché siamo veramente convinti che in questo percorso ci sia un grande valore ed un grande potere per le organizzazioni.
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Rossano Catà Responsabile Servizi Informativi
Partendo dall’indiscussa verità che siamo tutti diversi, sviluppare una cultura della conciliazione significa valorizzare il potenziale di ognuno. L’azienda in questo ha dato un grande contributo. Senza questo lavoro rimaniamo persone vicine, ma non integrate ed anche i contesti in cui viviamo non evolvono.
Il lavoro sui nostri profili ci ha consentito di scoprire la bellezza di parti di noi, a volte nascoste anche a noi stessi; di scoprire cosa veramente ci dà energia e ci carica come anche ciò su cui vale la pena migliorare, integrando le diverse parti di noi.
Ma spesso la difficoltà della conciliazione tra diversi aspetti della nostra vita come tra noi e le altre persone, in famiglia o sul lavoro, nasce dal fatto che ci concentra sul cosa fare e non sul come si è, nelle proprie somiglianze e diversità. Solo partendo dalla conoscenza di sé e degli altri si può trovare e ri-trovare costantemente la strada.
E questo deve diventare una cultura, non può essere affidato ad uno sforzo volontaristico che non poggia su solide basi. In azienda come in famiglia le diversità da conciliare sono molte e diversificate: generazionali, di modi di vedere le cose, di aspirazioni e la diversità può diventare una combinazione di punti di forza.
L’approccio a questa complessità riduce anche la tendenza al giudizio, che tende a rendere polarizzato ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, e spinge a trovare naturalmente sempre nuove armonie, alle situazioni.
Nel nostro team questo si è trasformato in un percorso di crescita che ha portato a comprendere gli aspetti postivi di ogni collega, quelli che noi abbiamo chiamato internamene i “superpoteri” ed ha anche favorito un modo di lavorare più agile e più coinvolgente nel senso che ognuno, sulla base di una maggiore conoscenza di sé, ha iniziato a proporsi per attività per cui si sentiva più naturalmente portato.
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E così attraverso queste due testimonianze abbiamo condiviso come la conciliazione sia il frutto di un grande allenamento alla scuola della lettura delle diversità, i modelli e le “chiavi di interpretazione” sono tante, ma il presupposto è unico ed è la disponibilità a “mettersi in gioco”. La relazione organizzativa può diventare realmente espressione di nuove sintesi in cui ogni sé individuale impara a costruire un nuovo sé sociale, cogliendo in questa trasformazione tutto il valore di un grande processo di arricchimento e di apprendimento.
Questo processo può essere replicato in tutte le altre dimensioni della persona ed aiuta realmente a comprendere meglio anche le persone della nostra famiglia, le nostre interazioni con loro ed a trovare spazi che non siano una stressante alternanza di priorità lavorative o familiari, ma momenti in cui, conoscendosi più profondamente e rispettandosi, si impara a trovare momenti generativi di confronto e di crescita.
Sulla base di questo terreno si sta sviluppando nella nostra azienda sia un metodo di lavoro basato su swarm e team spontanei che promuovono progetti e risultati di grande valore, sia un’area ispirata alla Corporate Social Responsibility a cui le persone aderiscono spontaneamente ed in cui collaborano, trovando nelle loro diversità, e nella spinta ad armonizzarle, la fonte creativa per promuovere anche il bene comune.
Ad esempio ad aprile 2023, in occasione del compleanno della terra, abbiamo dedicato un’intera settimana ai temi della sostenibilità ed abbiamo concluso con una iniziativa di bonifica di un’area della capitale.
A maggio abbiamo partecipato, anche con le famiglie, alla Race for Cure.
Pensando al benessere dei collaboratori abbiamo coinvolto i loro figli, che avevano concluso gli studi universitari, in un percorso di mentoring orientato a promuovere il proprio personal branding.
E questi appunto sono solo alcuni esempi che manifestano la trasformazione di una cultura basata sull’integrazione delle differenze e finalizzata ad un bene più ampio, capace di sovrastare sia quello dei singoli che quello dell’organizzazione nel suo complesso.